Chiara, studia i diamanti (brutti) e super profondi che vengono dal centro della Terra

Giovedì 8 Ottobre 2020 di Adriano Favaro
Chiara Anzolini

Non possiede un diamante e l'unica volta che ne ha indossato uno per qualche tempo - anche bruttarello a vedere la foto, molto antico di sicuro e soprattutto con qualche impurità - è stato quando l'ha portato dall'Italia in un laboratorio in Germania. Per scoprire, alla fine, che quell'«antico diamante» stava raccontando una pagina inedita della formazione della terra. Come se una capsula di una navicella avesse potuto scattare una fotografia che adesso qualcuno sa leggere. «E leggendola bene dice Chiara Anzolini, trentenne friulana, meglio, carnica di Tolmezzo - potrebbero raccontare come funziona il cuore della terra e molto altro. Entro il 2030 andremo su Marte ma mai potremmo scendere nel centro terrestre: alcuni diamanti però ci permettono di studiare il cuore del nostro pianeta». 
Chiara Anzolini dottoranda del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e ricercatrice post-doc all'università di Alberta in Canada ha guidato un team di ricerca internazionale. Di recente, la rivista Pnas, una delle più importanti a livello internazionale ha pubblicato un articolo su quel lavoro che spiega meglio la composizione chimica e mineralogica dell'interno della Terra, partendo da una microscopica sequenza di minerali decifrata all'interno di un diamante.
La racconta anche e noi questa storia?
«Nel mio progetto di dottorato a Padova ho studiato i diamanti rari e superprofondi, che provengono da 300 a 1000 chilometri dalla superficie terrestre. Si sa che sono superprofondi sulla base di caratteristiche esterne e per le inclusioni di minerali: sono molto diversi da quelli che tutti conoscono e che si formano tra 120 e 200 chilometri (il 99% del totale) . I nostri sono brutti, arrotondati, fratturati, deformati e sono pieni di sorprese».
Lasci dire: siete strani voi scienziati a lavorare con pietre così bruttine.
«I diamanti che piacciono alle persone e che vengono regalati sono perfetti: perciò a noi geologi non dicono nulla, preferiamo studiare quei diamanti con impurità. Questi diamanti impuri cominciano anche a valere più degli altri. Un diamante sintetico spesso è fatto così bene che è difficilissimo riconoscerlo da uno vero. Le impurità risultato di quando un diamante intrappola nella sua struttura minerali - sono l'unica garanzia di autenticità. In laboratorio questo non si riproduce».
Come salgono dal centro della terra i diamanti? 
«Attraverso i camini kimberlitici (la kimberlite è una roccia che contiene i diamanti): i vulcani hanno sparato milioni o miliardi di anni fa magma in superficie a quasi cento chilometri all'ora; ma ora non sono attivi». 
Il vostro diamante dove è nato?
«Arriva dal Brasile e non è stato ancora datato. Lo possediamo perché il nostro studio è stato fatto assieme ad un ricercatore che ha lavorato con l'azienda De Beers: lui possiede qualcuno di questi diamanti e spesso li offre per lo studio. Uno l'abbiamo rotto per analizzarlo meglio; il proprietario era d'accordo essendo coautore della ricerca. Ma non sempre si devono spaccare».
Il diamante è la pietra più dura del mondo e voi tac, un colpetto e lo spaccate. Mi sembra una storia da Topolino.
«A parte che adoro Topolino, il diamante è il minerale più duro del mondo ma è anche molto fragile. Si può cercare il punto di rottura a occhio nudo: si mette il diamante in una pressa ed ecco fatto. Il nostro lo abbiano rotto facendo leva a mano con una brugola. Prima e dopo abbiano eseguito misure e analisi usando differenti tipi di microscopi. Rinveniamo così i minerali che si sono fermati dentro il diamante (ferro, magnesio e altri elementi) ad alte pressioni e temperature . Per noi è come mettere il naso dentro la terra, milioni, miliardi di anni fa».
Perché è andata in Germania col diamante antico e profondo?
«C'erano micro-inclusioni che volevamo studiare meglio. Abbiamo chiesto collaborazione all'Istituto di geologia dell'Università di Bayreuth per usare un microscopio elettronico a trasmissione e abbiamo visto l'interno del diamante ancora più da vicino. Non era la prima volta che questo accadeva: ma noi per primi abbiamo intercettato la sequenza chimica con la quale quei minerali che stanno nel diamante si sono formati».
Come disegnare una parte della nuova mappa dell'evoluzione della terra.
«Abbiamo trovato un minerale di ferro con una particolare presenza di ossigeno: lo abbiamo chiamato Fe405; finora era stato creato solo in laboratorio. Noi abbiamo trovato che quel ferro assieme all'ossigeno si erano composti naturalmente, in profondità. Abbiamo dimostrato che la teoria era giusta e fatto una scoperta importante sull'ossigenazione della terra: terremoti e vulcani, dipendono anche da questo».
Brava lei e bravi i suoi colleghi come Luca Bindi , Fabrizio Nestola, Vincenzo Stagno, ma il resto del mondo?
«Operano una serie di laboratori in Italia, Germania, Olanda, Regno Unito, Canada, Russia, Australia. In Europa non si estraggono diamanti ma esistono gruppi di ricerca di grande rilievo come Padova, Francoforte, Amsterdam e Bristol. Ci sono già 50 anni di studi su questa materia».
Ha letto Viaggio al centro della terra che Jules Verne scrisse nel 1864? Parla di scienziati che discutono su come sia fatto il centro del nostro pianeta.
«Letto, appassionatamente, da piccola. Chissà0 che una scintilla per il mio lavoro e la mia ricerca non siano venute proprio da quelle pagine».
 

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