Carnia, foreste sperimentali per resistere al clima pazzo

Domenica 2 Dicembre 2018 di Antonella Lanfrit
Carnia, foreste sperimentali per resistere al clima pazzo
UDINE - Rifar nascere i boschi devastati della montagna friulana tenendo conto del clima che sta cambiando e di alcuni dei motivi che hanno favorito lo sradicamento di così tanti alberi, per lo più abeti rossi, durante l'alluvione del 29 ottobre. È il fine ultimo che si è posta la Giant trees fondation, la fondazione senza scopo di lucro che ha sede a Tarcento e che è nata l'anno scorso raccogliendo il testimone di un'attività trentennale di esperti e appassionati. Presieduta da Andrea Maroè, che è anche l'esperto scientifico, la fondazione per questa finalità ha mobilitato una trentina di suoi volontari, insieme ai ragazzi degli istituti superiori Solari di Tolmezzo e Sabbatini di Pozzuolo, per raccogliere le cime più belle degli abeti abbattuti a Sappada, Forni Avoltri e Ampezzo, e metterli in vendita a contributo volontario, garantendo di devolvere tutto il ricavato per creare «nuove foreste sperimentali in Carnia, in grado di sostenere i mutamenti climatici».

A mettere a disposizione gli spazi per la distribuzione degli abeti feriti ma che hanno conservato un profumo intenso e straordinariamente puro è stato Antonio Maria Bardelli al Città fiera. Lì, nello spazio rosa, fino al 24 dicembre altri volontari e tra questi anche gli studenti dello Stringher di Udine creeranno piccole opere d'arte con aghi e pezzi di tronco. A disposizione anche le cime degli alberi spezzati, per un albero di Natale decisamente originale e solidale. «Il ripristino delle condizioni naturalistiche nelle zone alluvionate sarà un'opportunità strategica per studiare il territorio e trovare le soluzioni più adatte a ogni contesto e a condizioni climatiche che stanno cambiando», ha premesso Maroè. «Una scelta sarà quella di non creare foreste monotematiche, ma di scegliere, oltre all'abete, per esempio le latifoglie, che certo non sono facilmente lavorabili ma sono importanti dal punto di vista ecosistemico, o il carpino, che con la sua crescita arbustiva consente di evitare il dilavamento delle aree ripide ora spogliate dall'alluvione. Occorrerà poi valutare se vi sono le condizioni per inserire specie non autoctone, come alcune del Nord America, che sono piante a crescita rapida. Non da ultimo, molti dei tronchi abbattuti che non possono essere commerciati potrebbero servire per creare dei manufatti naturali di contenimento». In questa iniziativa di ricostruzione - «la migliore possibile per ogni tipologia di ambiente» -, Giant trees fondation lavorerà di concerto con i Comuni con cui ha collaborazioni, con l'Università ha già collaborazioni con Udine e Torino e con gli interventi della Regione attraverso la Protezione civile.

«Sarà interessante riuscire a recuperare luoghi diversi in forma diversa, a seconda delle peculiarità di ciascuna area conferma Maroè -. Da un disastro occorre poter ricostruire mettendo a disposizione tutte le conoscenze e le esperienze che si hanno a disposizione». Un'iniziativa «importante ha affermato Bardelli -, anche perché chi pensa alla piantumazione di alberi lavora su una progettualità a lungo periodo. Una prospettiva da recuperare in un tempo concentrato invece sul presente».
Coldiretti Udine, con una donazione a Giant Trees Foundation proprio ieri mattina ha avviato l'attività di decorazione di un simbolo della catastrofe ambientale. Protagonisti i bambini presenti al Mercato Coperto in viale Tricesimo. A loro spetterà il compito anche nei prossimi giorni di abbellire la pianta, con la possibilità di scrivere i propri pensierini natalizi.
 
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