Caporalato tra le vigne: trovati trenta braccianti irregolari, tenuti in stato di semi-schiavitù

Venerdì 24 Febbraio 2023
Braccianti tra le vigne

GORIZIA - Le Fiamme Gialle di Gorizia, nell’ambito di un’attività di indagine condotta sotto l’egida della Procura della Repubblica di Gorizia, hanno disvelato un grave fenomeno di caporalato aggravato commesso a danno di 30 braccianti agricoli irregolari di nazionalità rumena, sfruttati nelle campagne dell'Alto Isontino e della Bassa Friulana. Tra questi anche due minorenni di 18 e 16 anni. Quattro i soggetti (tre di nazionalità rumena, uno di nazionalità moldava) indagati per caporalato, accusati di intermediazione illecita, sfruttamento della manodopera con le aggravanti della minaccia, del numero e della minore età dei lavoratori.

Per tre di loro il Gip di Gorizia ha convertito il fermo in misura cautelare in carcere e in obbligo di dimora per il quarto.

L'avvio delle indagini

L'indagine risale a due mesi fa, quando un cittadino rumeno ha contattato il numero di pubblica utilità 117 della Sala Operativa del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle per comunicare che un proprio connazionale era scappato dal territorio goriziano, in quanto oggetto di sfruttamento come bracciante agricolo da parte di un gruppo di caporali, anche questi rumeni. Sulla base di pochi indizi (il cittadino è riuscito solo a fornire foto e nome del "capo"), gli investigatori hanno quindi proceduto a sopralluoghi e monitoraggio dei social network al fine di verificare le circostanze segnalate e identificare i soggetti. Le ricerche hanno condotto a Romans d'Isonzo, più precisamente a un gruppo di persone, che, operando come caporali, impiegavano manodopera agricola in condizioni di sfruttamento, distribuendola in diverse aziende agricole della zona dell'Alto Isontino e della Bassa Frilana per essere adibita alla potatura delle vigne.

L'organizzazione del caporalato

I militari del Gruppo del capoluogo hanno installato dispositivi "GPS" su alcuni pulmini utilizzati per il trasporto dei lavoratori e sottoposto a intercettazione telefonica gli smartphone dei sospetti caporali, giungendo rapidamente alla ricostruzione dell'attività del sodalizio, composto da tre soggetti di nazionalità rumena e uno moldava. I quattro gestivano due società nell'ambito della fornitura di manodopera, una con sede in provincia di Gorizia, l'altra di diritto rumeno. Tali società disponevano di alcune decine di lavoratori di nazionalità per lo più rumena, impiegati – in assenza di contratto o, comunque, in maniera irregolare – come braccianti presso diverse aziende agricole della zona dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana.

Come operavano

I lavoratori venivano prelevati all’alba dai dormitori messi a disposizione dalle due società e accompagnati nei luoghi di lavoro a bordo dei pulmini. Turni da 10 ore giornaliere e un modestissimo livello di retribuzione. Alla sera i braccianti venivano nuovamente concentrati presso i dormitori e rinchiusi a chiave in attesa della giornata successiva. Ai lavoratori era concesso, peraltro non sempre, un unico giorno di riposo, la domenica. Precarie condizioni alloggiative e di vita, l’assenza di regolarizzazione della posizione lavorativa, la mancata erogazione ai lavoratori delle benché minime garanzie di sicurezza e igiene sul lavoro. Gli indagati in generale approfittavano dello stato di bisogno dei braccianti, che risultavano spesso ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga, privati dei documenti di lavoro con la promessa di restituzione al termine della stagione lavorativa, reclutati spesso nel distretto di Arad, tra i più poveri della Romania, con la promessa di poter mandare alle proprie famiglie rimaste in patria la paga tramite money transfer.

Ultimo aggiornamento: 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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