L'azienda di condizionatori torrida come un forno, la protesta non si ferma: ora sciopera anche Amaro

Giovedì 28 Luglio 2022
Caldo torrido anche nelle fabbriche
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UDINE - Con estati sempre più torride, il caldo in fabbrica sta diventando uno dei temi roventi (e ci si perdonerà il gioco di parole) della contrattazione sindacale. Insegna il caso della Modine di Pocenia, dove gli operai hanno scioperato nel turno pomeridiano di venerdì e poi anche lunedì 25 luglio per le temperature troppo elevate nello stabilimento. Proprio la necessità di sistemi di raffrescamento è uno dei punti della piattaforma sindacale per la vertenza sul rinnovo del contratto integrativo aziendale. Vertenza che ha portato i dipendenti a incrociare le braccia di nuovo martedì a Pocenia (dove lavorano 600 persone) e ieri ad Amaro, in un altro stabilimento del gruppo da 300 lavoratori, con una protesta «a sorpresa con sciopero delle prime tre ore di ogni turno».

Ma come spiegano i sindacati, i casi sono diversi.

I CASI
«La Modine, che si occupa di sistemi di raffrescamento industriale, non è l'unico caso di calzolaio con le scarpe rotte - rileva Maurizio Marcon (Fiom Cgil) -. Molti di quelli che producono sistemi di raffrescamento poi non li mettono a disposizione dei loro dipendenti. Anche alla Rhoss di Codroipo i dipendenti erano in sofferenza. Ad un tavolo già a maggio l'azienda si è impegnata volontariamente a intervenire, ma lo ha fatto con un sistema fai da te che non ha avuto i risultati sperati». E la Rhoss, come si legge sul sito dell'azienda, è «sinonimo di soluzioni di climatizzazione e trattamento dell'aria per il benessere delle persone». Tuttavia, a Codroipo, aggiunge Marcon, se è vero che «questi sistemi sono stati fermati perché non funzionavano», l'azienda ha comunque provveduto: «Hanno modificato l'orario di lavoro. Gli operai cominciano al mattino presto e proseguono fino alle 14.30. Inoltre, va detto che la Rhoss, a differenza di Modine, paga sempre e molto il premio di produzione: quando ha avuto dei benefit ha scelto di erogare ulteriori 700 euro ai dipendenti». Ormai, prosegue Marcon, «il microclima in azienda è diventato uno dei temi ineludibili della trattativa sindacale. Alla Dl Radiators, per esempio, ha funzionato: fra gli operai c'è una moderata soddisfazione per i sistemi di raffrescamento a noleggio adottati. L'azienda ha rispettato l'accordo, ma per la prossima stagione chiederemo di confermare l'investimento, magari con impianti più stabili e di estenderlo anche nelle aree dove ora non c'è». «Il microclima interno agli stabilimenti - aggiunge Fabiano Venuti (Fim Cisl) - è uno dei grossi temi di trattativa sindacale. Ormai le estati hanno sempre più frequentemente temperature a cui non eravamo abituati. Ci si deve attrezzare. La costruzione dei capannoni industriali va fatta tenendo conto che bisogna proteggere i lavoratori anche dai caldi torridi estivi, mentre oggi spesso sono fatti al risparmio con quattro lamiere e poca coibentazione. Le aziende hanno sempre minimizzato dicendo che il problema si riduce a 2-3 mesi all'anno, ma ormai questa lettura non funziona più».

LA VERTENZA
Alla Modine, spiega Marcon, dopo lo sciopero di venerdì, a Pocenia, «i lavoratori hanno protestato di nuovo lunedì per il caldo e martedì per la piattaforma del nuovo contratto. Quest'ultima è stata anche la ragione per cui oggi (ieri ndr) hanno scioperato ad Amaro, per il rinnovo dell'integrativo aziendale. Nella piattaforma è compreso anche il sistema di raffrescamento. Ma chiediamo anche la stabilizzazione dei lavoratori somministrati, termini più stringenti per gestire la precarietà e un confronto sull'adeguamento professionale dei dipendenti». Sugli straordinari, «chiediamo che l'azienda rinunci al comando e che si impegni al confronto con il sindacato e che riconosca per ogni ora prestata un'indennità aggiuntiva di 4 euro», aggiunge Marcon. Il tema del contendere è anche il premio di risultato, come ricorda Venuti: «Gli anni scorsi abbiamo firmato accordi che hanno pagato poco o addirittura nulla in qualche caso». «Nel 2021 hanno scelto di pagare 200 euro un premio per cui avrebbero potuto darne fino a 1.500. Ci hanno offerto 50 euro, rilanciando poi a 75, in buoni carburante rispetto ai 200 possibili, a patto però di togliere il blocco dello straordinario. Noi abbiamo risposto che il blocco lo teniamo». E la trattativa si è arenata.

 

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