Campi bloccati dalla troppa burocrazia, semina a rischio

Sabato 16 Aprile 2022 di Marco Agrusti
Semina

L'Unione europea ha emanato il provvedimento, liberando terreni agricoli prima bloccati per far fronte alla crisi dei mangimi.

L'Italia, però, non ha ancora recepito la normativa comunitaria e non ha inviato alle sezioni della Coldiretti (quindi alle aziende agricole) i dettagli della nuova norma. Per questo oggi la Coldiretti friulana alza la voce e chiede che si faccia in fretta: alle porte, infatti, c'è la semina del mais, cruciale proprio per garantire l'aumento della produzione locale di mangimi.

PREOCCUPAZIONE
Se si perderà altro tempo, sfumerà una possibilità importante: incrementare il grado di autonomia produttiva del settore degli allevamenti, piegato dalla crisi dei mangimi. «L'Unione europea - ha spiegato Matteo Zolin (Coldiretti) - ha emanato la direttiva in modo ufficiale, ma manca il recepimento da parte dei singoli Stati». L'Ue ha mosso un passo importante per incentivare le aziende agricole a produrre di più e in prospettiva per far fronte a una possibile nuova crisi delle importazioni. L'ultima decisione della Commissione ha di fatto disinnescato il meccanismo secondo il quale il 5 per cento degli ettari di terreno deve rimanere a riposo. Si trattava di una norma licenziata a salvaguardia dell'ambiente e legata alle emissioni nocive, che però ora è stata temporaneamente sospesa. «E come Coldiretti del Friuli Venezia Giulia - ha spiegato il leader locale Matteo Zolin - abbiamo chiesto di poter sfruttare subito questa opportunità. Siamo in difficoltà sul fronte dei mangimi ed è fondamentale utilizzare anche quel 5 per cento di terreno a riposo per poter piantare mais già nei primi giorni di aprile. Ci troviamo di fronte a un'impennata speculativa senza alcun precedente storico. Ad essere danneggiati sono prima di tutto gli agricoltori, che non possono ribaltare sulle cooperative o sugli intermediari il costo eccessivo della materia prima. Siamo arrivati dove non dovevamo arrivare, con contratti già firmati e le mani legate».

I TEMPI
«In Italia - sospira Zolin - siamo bravissimi a recepire in ritardo decisioni che invece dovrebbero essere messe in campo subito. Stiamo mettendo premura al governo perché la premura ce l'abbiamo noi stessi. A breve parte la semina del mais e non sappiamo come muoverci». Ad oggi, infatti, senza una comunicazione da parte di Roma, tecnicamente rimarrebbe ancora in vigore il divieto di coltivare quel 5 per cento di terra che invece servirebbe. «Una piccola finestra temporale ce l'abbiamo ancora a disposizione - spiega sempre Zolin della Coldiretti -, ma si sta assottigliando ogni giorno di più. Le prime semine di mais sono già partite, anche se si può arrivare fino alla fine di aprile o massimo all'inizio del mese di maggio». Poche settimane, quindi, per sfruttare quel 5 per cento di terreno liberato dalla decisione ufficiale dell'Unione europea. «Dobbiamo anche considerare la concomitanza con le festività: Pasqua, il 25 aprile, il Primo maggio, tutte date che intralciano l'operatività del provvedimento e il suo iter», sono i timori espressi dal rappresentante friulano della Coldiretti.

LE CONSEGUENZE
Il 5 per cento, va ricordato, è considerato dalla norma europea per ogni azienda agricola. Quindi è una misura variabile a seconda degli ettari che ogni proprietario sa di avere a disposizione. «Se non sarà centrata la scadenza del mais - conclude Zolin - dovremo concentrarci sulla soia, che si semina tra la fine di maggio e l'inizio di giugno». Ma in una terra fatta principalmente di colture di mais non sarà certamente la stessa cosa.

 

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