Da vittima dei bulli a genio del computer: ragazzo autistico ora pensa all'università

Venerdì 20 Maggio 2022 di Camilla De Mori
Da vittima dei bulli a genio del computer

UDINE - Da ragazzino autistico verbale vittima dei bulli a piccolo genio del computer capace di brillare in uno stage su un progetto di realtà aumentata in un'azienda che ha fatto del metaverso il suo mestiere. «Siamo arrivati dove volevamo», dice la mamma, Marcella Bancheri. Quattro anni dopo quei messaggi con cui Paolo, lo chiameremo così, a 15 anni, era stato preso di mira dai suoi ex compagni di scuola, in chat poi finite all'attenzione della polizia postale. 24 insegnanti di sostegno e 6 educatori dopo, da quando ha iniziato il suo percorso scolastico in prima elementare a oggi che è in quarta superiore, «alla faccia della continuità didattica». Il punto di arrivo di cui parla mamma Marcella al cronista sono le parole che suo figlio ha pronunciato nel suo primo giorno di stage a Udine. «Mi ha detto: mamma, finalmente ho conosciuto la parola inclusione.

Mi hanno trattato da normale. Mio figlio lì è solo se stesso. Non anche l'autistico».

PERCORSO LUNGO
Ma arrivarci, al principio di un futuro che profuma di buono, è stato un percorso lungo. «Mille lotte, mille battaglie per far capire che nel mondo dell'autismo ci sono persone che comprendono e non sono interdette o stupide», ha scritto la mamma. Sembra lontanissimo il 2018, quando Paolo era stato bersagliato di messaggini da altri ragazzini della vecchia scuola, con inviti provocatori a sfondo sessuale, sfide sciocche, foto scattate in classe a sua insaputa, prese in giro, addirittura l'offerta di uno spinello. Proprio questo episodio aveva spinto la madre a uscire allo scoperto pubblicamente e a segnalare a chi di dovere. Ma per Paolo la svolta vera, ricorda mamma Marcella, è stata cambiare scuola. «Dopo 4 anni è rinato al Malignani. Il suo obiettivo è andare all'università per frequentare Informatica. I computer sono il suo mondo». Quando si è prospettata la possibilità di fargli seguire uno stage, Marcella si è messa all'opera. «I referenti di questa azienda, la Over Holding, vengono ogni giorno a mangiare al bar dove lavoro, il ToutVa. Visto che sono in confidenza, ho chiesto: non è che mio figlio potrebbe fare lo stage da voi?. E loro sono stati contenti di accoglierlo», racconta Marcella.

LO STAGE
Paolo, che sta per compiere 19 anni, «se la sta cavando molto bene. Il suo stage è iniziato il 16 maggio. Nei primi giorni ha sviluppato dei file a tre dimensioni in realtà virtuale, che noi andremo a integrare in spazi virtuali dedicati al progetto di un nostro partner», dice Gianluca Zilli, che fa parte del board della società che cura il progetto di realtà aumentata Over the reality, con quartier generale a Udine in via Tavagnacco e sede legale in Estonia. «Ha lavorato su un elemento del logo, rendendolo tridimensionale. Inoltre, per la scuola sta facendo un piccolo sito web dedicato alle barriere architettoniche degli edifici, con tutte le difficoltà e le caratteristiche di accessibilità per disabili. La terza fase prevede lo sviluppo di un suo spazio personale all'interno della nostra realtà aumentata, dove potrà sbizzarrirsi a fare la sua cameretta e a sviluppare un suo gioco. È come se si aprisse una porticina dentro lo spazio virtuale di nostra proprietà. È il primo ragazzo autistico che fa uno stage da noi. Se tutti fossero così... sarebbe da assumere. Sicuramente si potrebbe ragionare per dargli la possibilità di fare eventuali lavori su commissione. È molto bravo. Si percepisce che la materia gli piace» e che gli avatar e il metaverso sono il suo pane».

L'AUTONOMIA
La pagina bullismo è stata chiusa. Definitivamente. «Dei vecchi compagni non si sa più nulla. Mio figlio ha anche il divieto di sentirli. Nessuno si è fatto sentire, comunque, in questi anni. Se dovesse incontrarli, sa che può entrare in un negozio o chiamarmi», racconta la madre. Durante la pandemia, che ha aperto scenari dolorosi per molti, Marcella ha pensato di più a quel dopo di noi che attanaglia tutte le famiglie di ragazzi fragili. «Ho voluto che assieme a suo fratello facesse una sorta di training, perché imparassero a cavarsela senza di me. È andata benissimo. A Capodanno per la prima volta ha organizzato una cena a casa nostra e ha dovuto cucinare per un suo amico. Due sabati fa per la prima volta è entrato in un cinema con il suo compagno di scuola. Oggi mio figlio è autonomo al mille per mille. Siamo arrivati dove volevamo».

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