Bonus per fermare la fuga (in Veneto) e far restare medici e infermieri in Friuli Venezia-Giulia

Martedì 14 Dicembre 2021 di Camilla De Mori
Bonus per fermare la fuga (in Veneto) e far restare medici e infermieri in Friuli Venezia-Giulia

UDINE - Dare bonus e benefit a medici e infermieri che scelgono di restare a lavorare in regione, per evitare la fuga fuori dal Friuli, per esempio verso le cliniche private nel vicino Veneto, di figure sempre più preziose, in tempi di pandemia, soprattutto per dare corpo alla nuova ossatura disegnata dagli investimenti previsti dal Pnrr. È stata una delle richieste dell'Intersindacale medica al vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi, al confronto di ieri sul Piano nazionale che mette sul piatto oltre 150 milioni.

I sindacalisti hanno di nuovo posto l'indice sulle difficoltà a reperire personale per far funzionare le nuove strutture, paventando il rischio che restino «scatole vuote», e sulle possibili sovrapposizioni dei livelli di responsabilità fra i futuri dipartimenti di assistenza territoriale e gli attuali distretti. Slittato invece l'incontro in cui si sarebbe dovuto affrontare il protocollo con le Università, dopo le rimostranze della Uil medici per la mancata convocazione.


LE RICHIESTE

A Riccardi, che parlava del master plan da definire per individuare «entro la fine del 2021» i luoghi in cui sorgeranno le 23 case della comunità, le 12 centrali operative e i 7 ospedali di comunità finanziati in Fvg, i sindacati della dirigenza medica hanno posto un'obiezione non nuova. «Il personale per far funzionare queste nuove strutture, dove si trova? Per le assunzioni abbiamo dei tetti di spesa precisi», ricorda Valtiero Fregonese (Anaao), che ha fatto delle proposte condivise dall'Intersindacale. Innanzitutto, «assumere con contratti a tempo determinato gli specializzandi del penultimo e ultimo anno» e poi «prevedere degli incentivi economici e dei benefit per il personale che si è formato o specializzato in Fvg che decide di lavorare in regione. Siccome ce ne sono pochi e possono scegliere anche di lavorare in strutture private, per esempio nel vicino Veneto, come accade, bisogna rendere più appetibile il lavoro nelle strutture pubbliche del Fvg. Riccardi non ha fatto promesse ma ha mostrato disponibilità nei limiti dei bilanci ad affrontare questo argomento con il presidente Fedriga».
Un'altra obiezione di Fregonese ha riguardato la nuova architettura, che prevede «dipartimenti di assistenza territoriale che si sovrappongono agli attuali distretti. Ma secondo Tonutti e Zamaro questa non c'è nessuna sovrapposizione, visto che il dipartimento è sovra-ordinato rispetto ai distretti. Il mio commento? Ai posteri l'ardua sentenza. Prevedo una confusione di responsabilità, ma sono pronto a ricredermi nel momento in cui, non si sa quando, diventeranno operative». A temere che possano restare «scatole vuote» è anche Calogero Anzallo (Cgil): «Il piano è molto articolato, ma bisogna vedere cosa ci metti dentro. Non basta descrivere i contenitori, bisogna vedere come li declini. Dove sono le risorse? Il personale va assunto. Non ci servono ecografi a 4 dimensioni, ci servono persone, per fare benessere di prossimità. Se non abbiamo persone, possiamo scrivere quello che vogliamo. Non basta stanziare soldi per fare contenitori. Bisogna eliminare il tetto di spesa per le assunzioni e anche vincolare le risorse». La Cgil condivide l'idea di «incentivi per valorizzare la professione» e la necessità di premere sulle assunzioni a tempo degli specializzandi degli ultimi anni.


RINVIO

Nella seconda parte dell'incontro si sarebbe dovuto parlare del protocollo d'intesa Università-Regione, come richiesto da alcune sigle, ma il confronto è slittato dopo una presa di posizione di Uil medici, che ha lamentato la mancata convocazione. «Il problema - dice Luciano Bressan (Uil) - è nato da un incontro convocato alcuni giorni fa da Riccardi esclusivamente con le sigle che avevano presentato un documento non condiviso da Uil medici. Ma non per questo non eravamo interessati a partecipare all'incontro. Come previsto dalla norma, tutti i sindacati firmatari di contratto devono partecipare ai confronti convocati dalla Regione con le Aziende sanitarie». Nel merito del Pnrr la Uil si dice «fortemente preoccupata: vogliamo capire chi sarà il gestore delle case della salute che potrebbero essere gestite anche da privati. Noi non siamo d'accordo e chiediamo che vengano mantenute nel pubblico. La pandemia, qualcosa ci ha insegnato».


RICCARDI

Pensiamo sia determinante garantire la presenza delle competenze professionali che dovranno lavorare nelle nuove strutture oltre ad avere strumenti straordinari per semplificare e accelerare l'iter sull'utilizzo delle risorse legate al Pnrr», ha detto Riccardi. Ha anche puntato sulla necessità di mettere mano a norme per velocizzare l'utilizzo dei fondi. «Stesso ragionamento andrà applicato anche sul fronte del personale; per poter reperire nuove figure con le quali far funzionare il sistema sarà necessario poter contare su nuove regole nazionali che consentano di sopperire alle attuali carenze».
 

Ultimo aggiornamento: 13:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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