È l'anno d'oro del granoturco, produzione record in Friuli Venezia Giulia

Giovedì 20 Settembre 2018
È l'anno d'oro del granoturco, produzione record in Friuli Venezia Giulia
UDINE - In Friuli Venezia Giulia è l'anno del mais. Pur con tutte le difficoltà che gli agricoltori devono affrontare per far rendere questa coltura, dai costi di produzione all'irrigazione, concimazione e diserbi e non da ultime le micotossine, quest'anno i produttori di mais della regione sono stati premiati con un raccolto che non si vedeva da almeno sei anni. Ad oggi sono 48mila gli ettari di superficie coltivata a granoturco in Fvg e nelle aree più votate a questa coltura, che corrispondono a quelle maggiormente irrigate, si è arrivati a raccogliere anche 170 quintali per ettaro, una quantità ben superiore a quella dell'anno passato che si fermava a 130 quintali. 
«È un'annata eccezionale commenta Michele Dazzan di Coldiretti Fvg se consideriamo che il mais è sensibile alla carenza idrica soprattutto nelle prime due settimane che seguono la fioritura e che può comportare una riduzione della resa fino al 50%».
 
In questo 2018 in tale periodo, con le temperature non eccessivamente elevate e la presenza di pioggia, quantità e qualità del mais fanno sfregare le mani ai produttori che si prendono una piccola rivincita sulla soia che per superficie coltivata ha superato il mais con 55mila ettari. Non tutte le zone coltivare a granoturco, però, sono sufficientemente irrigate e nella aree del Sandanielese, a Premariacco e Moruzzo in provincia di Udine si scende a una resa di 120 quintali per ettaro. «Il clima è l'elemento fondamentale, in particolare l'acqua - spiega Dazzan - e ci sono in regione aree prive di infrastrutture e di irrigazione che vengono penalizzate». Si arriva anche a una differenza di 50 quintali per ettaro. Da tempo Coldiretti lancia appelli alla Regione per dotare l'agricoltura delle adeguate infrastrutture in grado di portare acqua ai campi, ma ancora oggi i produttori lavorano soggetti alle condizioni climatiche, in balia di un meteo che si mostra sempre più bizzarro. Almeno quest'anno il rischio siccità per il mais è stato scongiurato, ma pur con rese considerevoli l'attuale valore di mercato della coltura più tradizionale del Friuli Venezia Giulia non è molto elevato. «Il prezzo medio sul prodotto secco con il 14% di umidità si aggira sui 16,6 euro a quintale aggiunge Dazzan ed è un buon prezzo se pensiamo che in anni passati non si superava i 12 euro. L'evoluzione dei prezzi si vedrà comunque nelle prossime settimane dopo la trebbiatura» quando ci potrebbe essere un'oscillazione al ribasso che, in realtà, già c'è e registra un calo. Nelle rilevazioni dal 10 al 17 settembre, infatti, il mercato del mais nazionale continua a segnare prezzi in rosso e sono in ribasso tendenziale anche i mercati a termine internazionali, mentre sono in lieve recupero quelli americani.
Diverso il discorso per chi coltiva mais bio che può valere anche 34 euro al quintale, ma su superfici con rese basse tra gli 80 e i 90 quintali: qui vale il principio secondo cui la migliore qualità si paga. Bio a parte e nonostante l'ottimo 2018, negli ultimi anni la coltura del mais in regione ha perso molto terreno, letteralmente, riducendo di quasi la metà gli ettari di superficie coltivata proprio a causa delle basse quotazioni della granella a cui si sommano i naturali nemici del prodotto, dalla diabrotica alle micotossine. 
È un arretramento che mette a rischio anche le produzioni Dop i cui disciplinari prevedono ampio uso di alimenti prodotti in loco. Arretramento che fa anche aumentare l'import del prodotto sia per l'uso alimentare, sia per la zootecnia. Per quanto sia la coltura principale dell'agricoltura regionale, il mais consumato in Fvg, infatti, viene in buona parte importato dai Paesi dell'Est ma non senza aver superato i rigidi controlli del servizio fitosanitario dell'Ersa che emette i certificati sui prodotti importati e, per quanto riguarda i lotti di sementi di mais, a seguito di una convenzione stipulata con l'Agenzia delle Dogane, l'Ersa effettua i prelievi, i controlli e le analisi di laboratorio per rilevare la presenza di Ogm sul 100% dei lotti di sementi di mais destinati in Italia, introdotti dal porto di Trieste e dai primi punti d'ingresso nazionali di Prosecco, Fernetti e Gorizia.
Lisa Zancaner
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