Nuova aggressione a una guardia medica, l'accompagnatore di un paziente minaccia il sanitario: «Ti faccio anche di peggio»

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Camilla De Mori
Un camice bianco (archivio)

UDINE - Ti faccio anche di peggio. Sarebbe suonata pressappoco così la frase pronunciata dall'accompagnatore di un paziente straniero (forse pakistano) che martedì sera, verso le 22.30, avrebbe aggredito verbalmente un dottore che era di turno in guardia medica in una sede di continuità assistenziale. Un episodio che segue di tre settimane quello avvenuto, sempre in guardia medica, ma a Udine, quando due specializzande, Adelaide Andriani e Giada Aveni, erano state aggredite dall'accompagnatore straniero di un malato nel parcheggio fuori dalla sede.

Nel caso udinese, l'uomo aveva messo le mani al collo di Andriani e tentato di tirare un calcio ad Aveni. Nel caso accaduto martedì sera, invece, a spaventare il medico (proprio per tutelarlo, si è scelto il riserbo sul luogo e sul nome) sono state le parole di quell'uomo arrivato in ambulatorio. Come nel caso di Andriani, che era già stata vittima due volte di aggressioni (una verbale e una no), anche in questo caso il medico finito nel mirino di un estraneo avrebbe già fatto i conti, in passato, con altri episodi molto spiacevoli.


LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione arrivata anche all'orecchio dei dirigenti sindacali Snami, l'altra sera tre uomini stranieri, di cui uno - il malato, che lamentava un dolore al torace - in carrozzina, si sarebbero presentati alla guardia medica, sembra senza aver telefonato prima per annunciarsi. In sostanza, a quanto pare - da una prima ricostruzione - sarebbero arrivati lì senza che nessuno gli aprisse (anche al Gervasutta il paziente e l'accompagnatore erano arrivati in ambulatorio non annunciati). A quanto pare, erano senza mascherina e uno avrebbe dato qualche colpo di tosse. Il medico, che da almeno dieci anni fa continuità assistenziale, gli avrebbe ricordato l'obbligo di indossare il dispositivo di protezione e avrebbe preso tre mascherine per gli sconosciuti. Uno dei tre, l'unico che parlava un po' d'italiano avrebbe sbuffato, dicendo, con un'intercalare volgare, che p.... A quel punto il dottore, temendo che le cose potessero degenerare, avrebbe chiamato in aiuto l'altro medico di turno. Allo straniero, per raffreddare l'atmosfera, avrebbe detto che non era modo di fare. E a quel punto l'accompagnatore, per tutta risposta, lo avrebbe aggredito verbalmente dicendo: Ti faccio anche di peggio. Ovviamente, il condizionale è d'obbligo, perché la vicenda dovrà essere vagliata con attenzione da chi di competenza.


IL SINDACATO
Stefano Vignando, presidente Snami Fvg conferma: «Ho saputo dell'aggressione verbale al medico di continuità assistenziale martedì sera. C'è un testimone, ossia il collega che era presente in sede. Tuteleremo il medico aggredito. Queste persone sono entrate, come era accaduto anche al Gervasutta, senza appuntamento. Sembra non sia servito a nulla tutto ciò che è successo sinora, tutte le parole, le garanzie, gli incontri, gli impegni. Mi chiedo quando finalmente si riuscirà a garantire nei fatti la sicurezza dei medici di continuità assistenziale», sbotta Vignando. «Se invece di essere senza mascherina, avessero avuto un coltello, cosa sarebbe successo?», si domanda, per assurdo, Vignando. Il presidente Snami si chiede come abbiano potuto quegli uomini arrivare all'ambulatorio senza alcun filtro, in una struttura dotata di portineria. «Nessuno si preoccupa di dare i dovuti ordini di servizio a chi deve fare cosa. Le porte devono essere chiuse. Da una vita propongo che le sedi di continuità assistenziale siano in luoghi ignoti e anonimi. Lì il medico riceve le chiamate e decide chi andare a visitare a casa e chi no. Non esiste un ambulatorio di continuità assistenziale nella stessa sede in cui c'è il servizio».

Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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