Unabomber, la procura riapre l'inchiesta dopo 16 anni dall'ultimo attentato: al vaglio tutti i reperti

Decisiva l'inchiesta giornalistica del docufilm di Rai2. Zornitta: "Anch'io sono una sua vittima, ma ho perso la speranza che lo trovino"

Martedì 22 Novembre 2022 di Redazione web
Unabomber, la procura riapre l'inchiesta dopo 16 anni dall'ultimo attentato: al vaglio tutti i reperti

TRIESTE - La procura della Repubblica di Trieste ha deciso di riaprire le indagini su Unabomber. Ad annunciarlo il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, intenzionato a censire tutti i reperti relativi al caso. La decisione arriva dopo 16 anni dall'ultimo attentato grazie all'esposto del giornalista Marco Maisano nel docufilm di Rai2 e di due vittime dell'attentatore, Francesca Girardi e Greta Momesso: la prima raccolse il pennarello esplosivo sul greto del Piave perdendo un occhio e tre dita, la seconda rimase ferita alla mano dalla candela bomba nel duomo di Motta di Livenza. Grazie all'inchiesta giornalistica sono stati trovati un capello bianco su un uovo rimasto inesploso comprato in un supermercato di Portogruaro e alcuni peli in un reperto - sempre inesploso - in un vigneto a San Stino di Livenza. La scienza in 16 anni ha fatto passi da gigante e grazie alle analisi del dna sarà possibile saperne qualcosa in più sul bombarolo che ha terrorizzato il Nordest dal '94 al '96 e dal 2000 al 2006, soprattutto perchè dal 2016 esiste in Italia una banca dati del dna. Non si esclude nemmeno l'ipotesi che la riapertura del fascicolo possa riportare qualche nome da iscrivere nel registro degli indagati.

Le valutazioni avvengono con forte riserbo ma i magistrati starebbero valutando una duplice ipotesi: l'iscrizione a carico di ignoti e, in alternativa, la contestazione di reato nei confronti di qualcuno.

L'inchiesta

Titolari del nuovo fascicolo saranno lo stesso De Nicolo e il pm Federico Frezza, ultimo pm a essersi occupato di Unabomber. Il giornalista Maisano, con Ettore Mengozzi e Francesco Bozzi, ha lavorato per mesi a OnePodcast proprio su Unabomber e, visionati i reperti del caso, custoditi al porto di Trieste: «Verificheremo se da tutto il materiale organico allora repertato è stato estratto o meno il Dna - ha anticipato De Nicolo al Piccolo di Trieste - E' possibile che in alcuni casi, con i metodi utilizzati allora, non fosse ritenuto estraibile, mentre con quelle attuali magari sì. Quindi dobbiamo constatare se c'è del materiale utilmente sottoponibile a indagini genetiche». Della serie di 28 attentati dinamitardi che causarono danni a persone e cose nel Nordest con piccole quantità di esplosivo nascosto negli oggetti più disparati, da un inginocchiatoio a una candela, un uovo o un tubo, fu accusato un ingegnere bellunese, Elvo Zornitta. La sua posizione fu archiviata nel 2016 dalla Procura di Trieste quando fu scoperto che la prova regina di un lamierino tagliato con una forbice sequestrata nel piccolo laboratorio annesso alla casa dell'ingegnere, era stata manomessa da un poliziotto, Ezio Zernar, poi condannato proprio per questo episodio. Nella motivazione dell'archiviazione il pm Frezza ipotizzava che Unabomber non fosse una ma più persone.

I dubbi di Zornitta

Bisogna chiedersi «se le indagini si riaprono in base a nuovi elementi oppure solo per una richiesta. Perché se così fosse, per quale motivo non si è continuato a indagare? Significherebbe che si è perso solo del tempo». A domandarselo è Elvo Zornitta, l'ingegnere di origini bellunesi, che vive ad Azzano Decimo (Pordenone), principale sospettato di essere Unabomber, poi scagionato. Zornitta è stato intervistato al Piccolo subito dopo la notizia della intenzione della procura di Trieste di riaprire il caso Unabomber. «Ho perso la speranza che lo trovino. Anch'io sono vittima di Unabomber. Non sono rimasto mutilato fisicamente, ma le ferite dell'inchiesta che mi ha travolto sanguinano ancora», ha riferito al Piccolo sottolineando che il coinvolgimento nella vicenda gli ha fatto perdere il lavoro e accumulare debiti per pagare avvocati e periti. «Anche i miei genitori sono stati vittime», «segnati da questa vicenda». E in merito al risarcimento, afferma: «Il tribunale mi ha riconosciuto in maniera estremamente parziale un risarcimento. Ma si è messo di mezzo l'avvocatura dello Stato che ha presentato ricorso per non pagare nemmeno quel poco che mi era stato riconosciuto». 

L'avvocato Paniz

«Sono molto contento che sia stata riaperta l'indagine su Unabomber: abbiamo sempre chiesto che la giustizia non si fermasse. È accaduto nel 2006, nel 2009 e nel 2014». Lo ha affermato l'avvocato Maurizio Paniz, legale di fiducia di Elvo Zornitta, commentando la decisione della Procura di Trieste di riaprire il caso del bombarolo che ha terrorizzato il Nordest tra gli anni Novanta e i primi del Duemila. «Non ci siamo mai stancati di sollecitare che si cercasse il colpevole - ha aggiunto - perché, come cittadini, è importante sapere che la giustizia non si ferma e lascia impunito un delinquente incallito e abile come colui che ha messo a segno tutti quegli attentati». «Non meno importante - ha concluso Paniz - ritengo che l'atto odierno vada visto anche come segnale di affetto e vicinanza della comunità tutta all'ingegner Zornitta, che tanto ha sofferto, assieme alla sua famiglia».

Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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