Africani esclusi dalla Maratona, scoppia la rivolta social: ​«Psicopatici. Bisogna fermarli»

Sabato 27 Aprile 2019
Africani esclusi dalla Maratona, scoppia la rivolta social: «Psicopatici. Bisogna fermarli»
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TRIESTE - «Che schifo», «Vergogna», «Psicopatici. Bisogna fermarli, questi ci trascinano nel baratro». In seguito alla decisione dei promotori del Trieste Running Fest di escludere corridori africani dalla mezza maratona che sarà disputata il 5 maggio prossimo nel capoluogo giuliano, impazza la polemica anche sui social network e spunta l'hashtag: «boicottamaratonatriste». Da Facebook a Twitter, sono centinaia i messaggi di condanna postati per tutta la mattinata dagli utenti. In molti replicano sul profilo del patron della manifestazione, Fabio Carini, che continua a difendersi dalle accuse di razzismo.

«A Trieste si corre la maratona ma senza Africani, Buon 1938 a tutti», scrive qualcuno e ancora: «A Trieste si inaugura la maratona razziale»; «Boicottiamo la competizione e i suoi sponsor». C'è chi, più conciliante, chiede una «risposta civile» e lancia un «appello a tutti gli atleti e sportivi di boicottare questa manifestazione e chi assume posizioni più morbide. Non mancano i commenti di politici e sindacati locali e nazionali, dalla Sil Cgil di Trieste, al presidente della Fnsi Beppe Giulietti, che twitta: »Vietare la partecipazione degli atleti neri alla maratona di Trieste è un atto contro la Costituzione, spetta alle Autorità impedirlo«. Duro anche il Pd regionale. In un post su Fb, il vicepresidente del Consiglio regionale Fvg, Francesco Russo, commenta: »Una mezza maratona per soli bianchi pensavamo fosse un titolo che si sarebbe potuto leggere solo nell'Alabama del Ku Klux Klan e invece è la cronaca di ciò che accade a Trieste«. E c'è chi, con l'amaro in bocca, conclude», è proprio una mezza maratona quella di Trieste.

L'OLIMPIONICA «Guai a tradire i valori dello sport, che sono la vera essenza dell'universalità. Non commento la vicenda di Trieste perché non conosco i contenuti, ma dico soltanto che lo sport rappresenta il collante del mondo» afferma Manuela Di Centa, pluriolimpionica di sci di fondo e membro onorario del Cio. «Mi fa sorridere che si chieda un commento su una vicenda che parla di escludere qualcuno proprio a me: io che, fin da bambina, ho dovuto combattere contro i pregiudizi, all'epoca diffusissimi, di chi pensava che lo sci di fondo fosse uno sport per soli uomini e non adatto alle ragazze - ha aggiunto Di Centa -.

Ci sono gli organizzatori che risponderanno delle loro scelte e le amministrazioni interessate che spiegheranno le loro ragioni». «Una cosa è certa - conclude Manuela Di Centa -: i valori dello sport, della sfida leale, della conquista della vittoria nel rispetto dell'avversario, che sono difesi solennemente sotto i cinque cerchi olimpici, non appartengono ad alcuno schieramento politico. Esistono e basta e li dobbiamo difendere sempre e ovunque».

Ultimo aggiornamento: 18:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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