Uccise due poliziotti in Questura, Meran non è imputabile. La perizia: «Incapace di volere». Sconcerto tra gli agenti

Mazzetti, segretario Fsp Polizia: "Difficile credere che non ci fosse volontà di uccidere"

Venerdì 4 Marzo 2022
Alejandro Augusto Stephan Meran
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TRIESTE - Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino dominicano accusato di aver ucciso i poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego durante una sparatoria in Questura a Trieste avvenuta il 4 ottobre 2019, è processabile ma non imputabile: questo è l'esito a cui giunge la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise di Trieste e sulla quale la stessa Corte si pronuncerà nel corso della prossima udienza fissata per il 14 marzo. Una prima perizia psichiatrica su Meran era stata disposta durante l'incidente probatorio nella fase delle indagini preliminari e aveva stabilito la parziale incapacità del giovane. Nel corso del processo in Corte d'Assise i legali difensori, Alice e Paolo Bevilacqua, ne avevano chiesto, e ottenuto, la rinnovazione. La nuova perizia è firmata da Stefano Ferracuti, professore di Psicologia clinica alla Sapienza di Roma e sostiene come la «condotta costituente reato è stata attuata all'interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza, ponendosi in nesso di causalità diretto con la patologia psicotica in atto e tale da escludere totalmente la capacità di volere». 

Il padre di Pierluigi Rotta

«Una lapide senza giustizia è un mare senza vita». Così Pasquale Rotta, padre di Pierluigi, il poliziotto ucciso insieme al collega Matteo Demenego, commenta su Facebook l'esito della perizia.

Le parole del papà del giovane agente morto sono accompagnate dall'immagine della targa in marmo che riporta il nome delle due vittime. 

Sconcertati i poliziotti: «Vontà di uccidere»

«Nessuno potrà mai dimenticare quei drammatici fatti nella Questura a Trieste, nella mente restano i fermo immagine di quell'arma impugnata a due mani da Meran, il tentativo di sottrarsi ai poliziotti, le ricerche spasmodiche, gli spari, Matteo e Pierluigi a terra. Confusione? Sì. Paura? Certo. Ma è davvero difficile credere che non ci fosse la volontà di uccidere. Le leggi e le decisioni dell'autorità giudiziaria si rispettano. Ma lo sconforto per l'approssimarsi di una sentenza di assoluzione per incapacità mentale nei confronti di chi ha assassinato due poliziotti italiani è immenso». Lo afferma Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato, a proposito della perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise di Trieste nei confronti di Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino dominicano che ha ucciso i poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego nel corso di una sparatoria avvenuta all'interno della Questura il 4 ottobre 2019. La perizia, su cui la Corte si pronuncerà definitivamente il 14 marzo, secondo quanto anticipato dai media depone per la processabilità ma per la non imputabilità di Meran, poiché in essa si sostiene che la «condotta costituente reato è stata attuata all'interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza, ponendosi in nesso di causalità diretto con la patologia psicotica in atto e tale da escludere totalmente la capacità di volere». «Leggiamo queste valutazioni con il massimo rispetto per la professionalità di chi le ha stilate ma ci appaiono davvero poco chiare, specie perché riferite a fatti avvenuti così tanto tempo fa, e anche considerato che la questione della capacità era già stata affrontata con diverso esito davanti al gip. Su tutto - conclude Mazzetti - prevale quella sensazione netta che Meran avesse ben chiaro il disvalore della propria condotta, tanto che cercò in ogni modo di sottrarsi a chi tentava di fermare la sua violenza diretta, con chiarezza e precisione assoluta, verso i nostri colleghi».

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 20:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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