Sparatoria in Questura, respinta la richiesta di nuova perizia per Meran. Il padre di Demenego: «Merita l'ergastolo»

Venerdì 7 Aprile 2023
Sparatoria in Questura, il padre di Demenego: «Meran merita l'ergastolo»

TRIESTE - Questa mattina davanti alla Corte d'assise d'appello la prima udienza del processo di secondo grado a carico di Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino dominicano imputato per l'uccisione dei due agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta nella sparatoria avvenuta in Questura a Trieste il 4 ottobre 2019. In aula presenti anche i genitori di Demenego, Fabio e Monica Mantegazza. In primo grado Meran era stato assolto in quanto ritenuto non imputabile ed era stata applicata una misura di sicurezza detentiva del ricovero in una Rems per la durata minima di 30 anni. «Chiedo alla Corte - ha affermato Fabio Demenego - di condannare l'assassino a 30 anni di galera, all'ergastolo: per me non è incapace di intendere e volere e mi aspetto che chiedano una nuova perizia e ribaltino il verdetto.

La parola assoluzione è la cosa più brutta che che potevano dire sull'assassino di due poliziotti, per quanto mi riguarda».

Per il pm Carlo Maria Zampi non esiste discussione «se Meran è l'autore o no» della sparatoria, «ma se deve o no essere punito. Si deve decidere se» le precedenti perizie «sono esaustive o se se sia necessario e indefettibile assegnare un nuovo incarico». Di qui la richiesta da parte del pm di una nuova perizia accurata, «affidata a un collegio di almeno tre persone, estranee all'ambiente psichiatrico triestino e a certi condizionamenti e prevenzioni ideologiche». «A mio avviso - ha aggiunto - Meran non è un folle: più che altro è un soggetto prepotente e arrogante che sfrutta la sua struttura fisica per violare leggi e coartare le persone. La realtà è che Meran non doveva e poteva circolare liberamente in una città pacifica e tranquilla come Trieste». Non si tratta di una tragedia «assurda», ha precisato, «è una morte annunciata. Doveva essere escluso dal vivere civile». Decidendo su un eventuale rinnovo della perizia, ha concluso rivolgendosi alla Corte, «avete in mano non solo il futuro di questo individuo ma anche le aspettative di giustizia di un'intera città. Penso che voi possiate e dobbiate rinnovare una perizia superficiale priva di adeguate verifiche fattuali, che ha concluso per una totale incapacità pur in presenza di elementi oggettivi che propendevano per il contrario. Dovete dare giustizia a questo popolo operoso, senza appiattirvi su facili vie di fuga garantite da una perizia superficiale e contraddittoria».

Su un eventuale rinnovo della perizia su Alejandro Augusto Stephan Meran si è espresso anche l'avvocato Alice Bevilacqua, uno dei legali difensori assieme a Paolo Bevilacqua: «Sarete voi a decidere. Noi vi portiamo il nostro vissuto, la nostra esperienza, il nostro dolore, perché c'è una persona che comunque continua a soffrire al di là della gravità dei fatti che nessuna malattia mentale può giustificare. Però in questa Aula non rispondiamo di populismo penale, noi rispondiamo alla giustizia». A causa delle condizioni di salute - ha spiegato Alice Bevilacqua - «per evitargli ulteriori problematiche l'abbiamo sempre fatto rinunciare» a presentarsi al processo: «a me dispiace, perché Meran dovrebbe essere in aula perché tutti possano vedere il suo sguardo, che ricordo catatonico, completamente perso». La Corte d'assise d'appello ha respinto l'istanza di rinnovazione di perizia psichiatrica su Alejandro Augusto Stephan Meran. Il processo per la discussione e la decisione è stato aggiornato al 28 aprile.

Ultimo aggiornamento: 18:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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