TRIESTE - Guardia di Finanzia e Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, nell’ambito dell’attività di vigilanza svolta presso il porto di Trieste, hanno intercettato nei giorni scorsi un ingente carico di cocaina, proveniente dal Sudamerica e la cui destinazione è tuttora oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi. La rilevante quantità didroga, circa 730 chili, era stato abilmente occultato all’interno di un container, in sacchi contenenti caffè, oggetto di controllo a seguito delle analisi di rischio che vengono quotidianamente effettuate per garantire un adeguato ed efficace dispositivo di controllo dei traffici commerciali che interessano il porto giuliano.
Il fiuto dei cani
Una volta disposto lo scarico totale del prodotto, sono state proprio le unità cinofile a “segnalare” alcuni dei sacchi ispezionati, al cui interno è stata effettivamente rinvenuta la sostanza stupefacente, abilmente mischiata ai grani di caffè crudo, verosimilmente per confondere l’olfatto dei cani molecolari. Il quantitativo di sostanza stupefacente, uno dei più rilevanti mai intercettati presso lo scalo portuale giuliano, avrebbe fruttato introiti per oltre 20 milioni di euro sulle piazze di spaccio e sarebbe stato idoneo a saturare una vasta area di “mercato” per un apprezzabile periodo di tempo.
Mix di caffè e coca
Chicchi di caffè e cocaina erano impastati insieme perché l'odore della droga si confondesse con quello del caffè e i cani molecolari non lo sentissero. Ma, come ha precisato un ufficiale della Guardia di Finanza, la sensibilità degli animali addestrati è molto sviluppata e dunque hanno percepito lo stesso l'aroma della sostanza. Questa era partita da un porto del Perù ed è giunta nello scalo di Trieste per essere scaricata al molo VII. Gli investigatori non escludono che la sostanza sia stata prodotta in un altro Paese del Sudamerica e successivamente imbarcata in uno scalo peruviano. A Trieste, a un normale controllo è risultata la presenza della cocaina e sono scattate operazioni più approfondite.