TRIESTE - Il team guidato dal dottor Jürgen Schleef ha eseguito una serie di operazioni che, dopo due anni, hanno permesso a un bimbo nato con l’intestino corto di staccarsi definitivamente dalla nutrizione artificiale.
Nei primi giorni di vita M. era stato subito sottoposto a due delicati interventi chirurgici durante i quali l’intestino era stato correttamente riposizionato, rimuovendo al contempo i tratti di intestino atresici e quelli danneggiati a causa della posizione anomala che aveva compromesso la normale vascolarizzazione. In questo modo aveva potuto iniziare progressivamente ad alimentarsi, ma a causa delle dimensioni ridotte dell’intestino continuava a essere dipendente dalla nutrizione artificiale, ovvero dalla somministrazione di nutrienti direttamente per via endovenosa tramite un catetere venoso centrale.
Nei mesi successivi, grazie alla nutrizione artificiale, il piccolo è cresciuto e l’intestino si è progressivamente allungato insieme a lui. Nel tempo, tuttavia, ci sono state diverse infezioni batteriche, come purtroppo accade spesso nei bambini che hanno un catetere venoso centrale, e diversi ricoveri ospedalieri. Finalmente, però, a 18 mesi un tratto dell’intestino di M. era sufficientemente dilatato per consentire un intervento di ricostruzione e allungamento dell’intestino stesso con il metodo Step (acronimo per Serial Transverse Enteroplasty ovvero enteroplastica seriale trasversa) che gli ha permesso di sospendere definitivamente la nutrizione endovenosa.
«L'intervento di Step - spiega il dottor Jürgen Schleef, direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”, che ha seguito il percorso chirurgico cui è stato sottoposto il piccolo M. sino a oggi - è piuttosto semplice rispetto alle tecniche chirurgiche utilizzate in passato e consiste nel praticare una serie di piccoli tagli, che sono poi suturati con una suturatrice automatica, lungo i margini di un tratto d’intestino tenue dilatato. In questo modo l'intestino si allunga, assumendo un aspetto a zig-zag e aumenta la superficie di assorbimento dei nutrienti. L'intervento di Step – aggiunge il chirurgo del Burlo - consente al 50 per cento dei bambini con intestino corto di raggiungere l’autonomia intestinale ovvero di essere svezzati completamente dalla nutrizione endovenosa».