Memoria: al via l'installazione
delle prime pietre d'inciampo

Martedì 23 Gennaio 2018 di E.B.
Memoria: al via l'installazione delle prime pietre d'inciampo
TRIESTE - E' intitolata a Carlo Morpurgo la prima pietra d'inciampo installata nel corso di una cerimonia che si è svolta oggi in via San Francesco 19 - sotto i portici della Sinagoga - in presenza dell'artista tedesco ideatore dell’iniziativa Gunter Demnig. I bambini della scuola ebraica hanno intonato un canto a ricordo dei loro coetanei deportati. In tutta Europa, a partire dal 1995, sono state installate 60mila pietre, di cui oltre 500 in Italia. L'operazione consiste nell'incorporare nel selciato stradale o sui marciapiedi, davanti alle ultime residenze delle vittime di deportazione, dei piccoli blocchetti in pietra ricoperti da una piastra in ottone, con incise sopra le generalità delle singole persone.  L'espressione “inciampo” non deve essere intesa in senso fisico, ma metaforico: è un inciampo visivo e mentale che invita alla riflessione chi passa vicino o si imbatte, anche casualmente, nell'opera.  

Quattro siti in città saranno sede di installazione delle prime pietre triestine, grazie alla collaborazione e al sostegno del Comune e all’autorizzazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia:  Via San Francesco 19 in quanto luogo di lavoro di Carlo Morpurgo (Trieste, 1890 - Auschwitz, 1944);  Piazza Giotti 1 dove abitava la famiglia Berger/Montanari, Piazza della Borsa 4 dove abitava la famiglia Marcheria e in Piazza Cavana 3 dove dimorava la famiglia Vivante. In totale  sulle pietre saranno incisi i nomi di 16 triestini deportati dai nazisti. La cerimonia, che ha avuto inizio in via San Francesco è poi proseguita in Piazza Giotti e Piazza della Borsa e si è conclusa in Piazza Cavana, alla presenza dell’unica sopravvissuta tra le persone ricordate con le pietre d’inciampo: Diamantina Vivante Salonichio. Mentre in Piazza della Borsa, alcuni allievi e allieve del Liceo Petrarca di Trieste hanno letto brani delle testimonianze di Ida e Giacomo Marcheria.

 
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