Lo scienziato inglese James Lovelock, fisico, chimico e climatologo considerato un'icona della scienza del XX secolo, famoso per aver formulato l'ipotesi Gaia nel 1965, è morto nel giorno del suo 103esimo compleanno nella sua casa in Cornovaglia. Membro della Royal Society di Londra dal 1974, Lovelock ha collaborato tra le altre cose ai programmi spaziali della Nasa che hanno portato la sonda Viking su Marte, ideando i rilevatori che avrebbero dovuto verificare la presenza di vita sul Pianeta rosso. Interessato a tematiche ambientali, è celebre per aver messo a punto il metodo che ha permesso di individuare il buco dell'ozono, oltre che per aver proposto l'audace teoria di Gaia, secondo la quale l'intero pianeta Terra è una sorta di organismo vivente all'interno del quale i singoli elementi sono componenti attivi che interagiscono per il mantenimento delle condizioni che consentono la vita.
Ha continuato a condurre ricerche nella sua casa-laboratorio in Cornovaglia, anche dopo aver superato la soglia dei cento anni.
Le ricerche
Tra 1961 e il 1963 James Lovelock partecipò alle ricerche della Nasa sulle possibilità di vita extraterrestre nel Jet propulsion laboratory (Jpl) di Pasadena. Nel 1965 formulò l'ipotesi, poi denominata Gaia, fondata su considerazioni di carattere termodinamico relativamente alle differenze tra le atmosfere dei pianeti Terra, Venere e Marte, le cui implicazioni teleologiche mai esplicitamente avvalorate dall'autore hanno suscitato un dibattito nelle scienze biologiche e ambientali. In questa teoria, la condizione di non equilibrio termodinamico mantenuta dall'atmosfera terrestre si interpreterebbe con l'attitudine del pianeta Terra a comportarsi come un sistema complesso, un organismo autoorganizzato in grado di mantenere tale condizione attraverso l'utilizzazione dell'energia interna e di quella solare per sostenere un ambiente favorevole alla vita. Ha inoltre studiato la presenza dei clorofluorocarburi nell'atmosfera e il loro ruolo nella formazione del cosiddetto buco dell'ozono. Tra le sue pubblicazioni in lingua inglese: «Gaia: a new look at life on earth» (1979); «Gaia: the practical science of planetary medicine (1991); Gaia: and the theory of the living planet» (2005); «The revenge of Gaia: why the earth is fighting back and how we can still save humanity» (2006); «The vanishing face of Gaia. A final warning: enjoy it while you can» (2009); «A rough ride to the future (2014); The Earth and I» (2016); «Novacene: The coming age of hyperintelligence»