Trieste, il corpo è quello di Liliana ma l'autopsia non risolve il mistero della morte. Il marito: «Non escludo il suicidio»

Martedì 11 Gennaio 2022
Liliana Resinovich
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TRIESTE - Il corpo della donna trovata morta lo scorso 5 gennaio nel boschetto dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni è di Liliana Resinovich. E' stato il fratello della donna, Sergio, a effettuare il riconoscimento Liliana, di 63 anni, pensionata, era scomparsa il 14 dicembre scorso.

L'autopsia non risolve il mistero

Liliana Resinovich è morta per «scompenso cardiaco acuto», non sono stati rilevati «traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso». Lo ha stabilito l'autopsia eseguita questo pomeriggio, 11 gennaio. Lo rende noto un comunicato del Procuratore Antonio De Nicolo precisando che dunque, per conoscere con attendibilità l'effettiva causa del decesso, è necessario attendere gli esiti degli esami tossicologici, che non saranno disponibili prima di trenta giorni e altre investigazioni della Squadra Mobile di Trieste e della Polizia Scientifica.

Il reato ipotizzato resta dunque sequestro di persona a carico di ignoti.  Ad eseguire l'esame è stato il medico legale, Fulvio Costantinides, alla presenza del prof. Moreschi, nominato consulente di parte dal fratello della donna, ma altri accertamenti sono in corso. Intanto, sono già stati disposti gli esami tossicologici. Saranno questi, dunque, insieme con le altre indagini della polizia a poter svelare il mistero.

Indagini e accertamenti

Il fascicolo processuale resta aperto per lo stesso reato con il quale era stato aperto all'indomani della scomparsa di Liliana: al momento non ci sono infatti motivi per ritenere che il decesso sia avvenuto a causa di condotte altrui rispetto a quella del suicidio. Mercoledì 12 gennaio il magistrato titolare del procedimento, Maddalena Chergia, emetterà il nulla osta al seppellimento della salma. La Procura ha precisato anche che stamani è avvenuto il riconoscimento del corpo prima da parte del fratello e della cugina di lei, e successivamente dal marito. 

Il marito: «Ho visto solo le foto»

«Mi hanno fatto vedere le foto, avrei voluto farle una carezza, ma avevo solo le foto. Ho riconosciuto Lilly, il suo orologio rosa che le avevo regalato, anche il suo giubbotto». Lo ha detto Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, parlando a Ore 14 su Raidue del momento del riconoscimento del corpo della moglie. Visintin questo pomeriggio non è a casa ma è stato intervistato dalla Rai rilasciando queste dichiarazioni. «Devo capire cosa è successo - ha aggiunto - se qualcuno ha fatto qualcosa o se lei ha ritenuto opportuno andarsene... Non escludo il suicidio. Nelle foto l'ho vista serena, riconoscibile dal suo ciuffo chiaro. Mi hanno solo chiesto se è lei - ha concluso - la cosa più brutta della mia vita». 

Il marito: «Su di me congetture senza valore»

«Tutte queste congetture, le cose che dicono non hanno valore. Non mi vedo dentro queste cose. Cosa farò io adesso? - ha proseguito Sebastiano Visintin - Non ho pace, il mio corpo si ribella, trema, non mi lascia riposare - spiega raccontando i momenti che sta vivendo - ma devo dire 'basta, non c'è più». Visintin poi insiste: «Devo trovare il perché. Ho parlato con la Questura, ho chiesto scusa se le prime volte non ho detto le cose giuste, non ritenevo opportuno riferire del "lavoro dei coltelli"» che svolgo «per aiutare la famiglia. Purtroppo quando ho finito di lavorare con i giornali e sono venuto qui», a vivere «con lei, ero sulle spalle di Lilly, finché non mi sono ripreso, ho fatto qualche lavoretto qualche lavoretto». «Siamo cresciuti insieme. Lilly mi ha aiutato tanto - ha concluso - anche quando è morta mia figlia. Eravamo felici, non so cosa possa essere successo». 

Il marito: «Dalle foto non ho visto traumi»

«Non era possibile vedere» il corpo di Liliana «perché stavano facendo l'autopsia». «Ho visto delle foto fatte con la stampante, «non ho visto traumi». Sono le parole dette da Sebastiano Visintin, nel tardo pomeriggio, ai giornalisti che lo aspettavano sotto casa sua, in via del Verrocchio. «È un momento troppo forte - ha aggiunto - l'ho trovata senza espressione. Sono rimasto alla Polizia a parlare con loro, mi hanno chiesto che farmaci usava. Ma non ne prendeva, solo io per il cuore. Poi siamo venuti qui a casa con le chiavi per vedere se» quelle trovate «erano le chiavi di Lilly, poi siamo andati via. Ero in giro oggi pomeriggio, sono andato a Barcola, in giro con la macchina», ribadendo come il momento sia difficile. «Bisognerà capire cosa è successo. Non ho nessuna idea, solo la certezza che lei non c'è più. Ho fiducia nella polizia e negli inquirenti. Non mi hanno detto di non allontanarmi, ho trovato un ambiente tranquillo e non ostile». Al momento, ha precisato, «non so se ci sono novità rispetto l'autopsia». E ha aggiunto di aver incontrato un avvocato: «E' disposto ad aiutarmi, ma non ho soldi. Se dovesse servirmi ha detto che mi aiuterà». Al momento del riconoscimento del cadavere, Sebastiano non ha incontrato Sergio, il fratello di Liliana. «Non siamo stati insieme là». Sotto casa del fratello, in un altro rione di Trieste, non ci sono giornalisti o troupe. Al citofono Sergio ha risposto di non voler parlare e di voler attendere le indagini. 
 

 

Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 09:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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