TRIESTE - I finanzieri della Compagnia di Prosecco, su disposizione del Gip, hanno dato esecuzione a due provvedimenti (arresti domiciliari) nei confronti di 2 italiani ritenuti i principali responsabili di un’associazione per delinquere finalizzata ai reati tributari, quali l’emissione di fatture inesistenti per oltre 40 milioni di euro e dichiarazioni fraudolente: 5 le persone indagate, attive nel settore commerciale dei prodotti per la casa.
L’operazione trae origine da una verifica fiscale avviata all’inizio del 2018: le investigazioni hanno portato alla luce un’associazione a delinquere che – attraverso un preciso e strutturato disegno criminoso – aveva dato vita a varie società estere prive di qualsivoglia struttura commerciale e patrimoniale nei rispettivi Paesi di residenza. Le stesse, invece, erano gestite direttamente a Trieste ed utilizzate per l’interposizione fittizia nel meccanismo delle cosiddette “frodi carosello”. La fittizia interposizione delle società aveva lo scopo di neutralizzare gli effetti dell’Iva che negli scambi intracomunitari – in questo caso solo simulati – consente agli operatori di effettuare operazioni avvalendosi del titolo di “non imponibilità”.
Il successivo passaggio del disegno criminoso prevedeva la creazione e l’interposizione di numerose società italiane “cartiere” le quali – dopo aver “acquistato” le merci dalle società estere – le rivendevano ai clienti italiani accumulando consistenti debiti Iva nei confronti dell’Erario che omettevano sistematicamente di versare. In questo modo i soggetti economici coinvolti nella frode riuscivano a vendere prodotti per la casa a dei prezzi sensibilmente inferiori a quelli praticati dagli altri onesti operatori commerciali, realizzando in tal modo delle vere e proprie forme di concorrenza sleale.
Ultimo aggiornamento: 12:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’operazione trae origine da una verifica fiscale avviata all’inizio del 2018: le investigazioni hanno portato alla luce un’associazione a delinquere che – attraverso un preciso e strutturato disegno criminoso – aveva dato vita a varie società estere prive di qualsivoglia struttura commerciale e patrimoniale nei rispettivi Paesi di residenza. Le stesse, invece, erano gestite direttamente a Trieste ed utilizzate per l’interposizione fittizia nel meccanismo delle cosiddette “frodi carosello”. La fittizia interposizione delle società aveva lo scopo di neutralizzare gli effetti dell’Iva che negli scambi intracomunitari – in questo caso solo simulati – consente agli operatori di effettuare operazioni avvalendosi del titolo di “non imponibilità”.
Il successivo passaggio del disegno criminoso prevedeva la creazione e l’interposizione di numerose società italiane “cartiere” le quali – dopo aver “acquistato” le merci dalle società estere – le rivendevano ai clienti italiani accumulando consistenti debiti Iva nei confronti dell’Erario che omettevano sistematicamente di versare. In questo modo i soggetti economici coinvolti nella frode riuscivano a vendere prodotti per la casa a dei prezzi sensibilmente inferiori a quelli praticati dagli altri onesti operatori commerciali, realizzando in tal modo delle vere e proprie forme di concorrenza sleale.