Gay Pride, il Comune nega la piazza: «Evento non coerente con nostri indirizzi»

Martedì 26 Marzo 2019 di E.B.
La comunicazione ufficiale del Comune di Trieste che nega la concessione di Piazza Unità
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TRIESTE - Il Comune di Trieste non concederà l'utilizzo di Piazza dell'Unità d'Italia all'Fvg Gay Pride in programma il prossimo 8 giugno in Friuli Venezia Giulia. Il Comitato organizzatore si dichiara, in una nota, «indignato» dopo aver ricevuto la risposta ufficiale dall'amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Roberto Dipiazza e per la presa di posizione del governatore della Regione Massimiliano Fedriga «che dichiara di voler concedere il patrocinio regionale al Congresso Mondiale delle Famiglie nonché di volervi partecipare in veste ufficiale in qualità di Presidente del Friuli Venezia Giulia». Commenta il comitato: «Entrambe le prese di posizioni dimostrano, ancora una volta, il perpetrarsi di politiche puramente ideologiche nel nostro territorio. La ragione del diniego della Giunta Comunale di Trieste presuppone un fatto gravissimo, ovvero che il suolo pubblico non possa essere usato da chi ha un’ideologia diversa da quella portata avanti dalla Giunta. Questo fatto, di per sé già grave, palesa una chiara strategia della Giunta, che vuole ostacolare in ogni modo la nostra manifestazione e il suo pacifico svolgimento».

Secondo gli organizzatori dell'Fvg Pride, che in Piazza Unità avevano programmato di tenere i discorsi conclusivi e le esibizioni musicali al termine del corteo che si snoderà lungo le vie cittadine rincarano: «Essere Sindaco di una città vuol dire rappresentare le istanze di tutte le cittadine e di tutti i cittadini, a prescindere dal loro colore politico, dal colore della pelle, dalla religione o dall’identità sessuale, e sempre nel rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana. Proprio per questo è inaccettabile che il Comune di Trieste faccia un uso sfacciatamente politico del suolo pubblico cittadino, che è di tutte e di tutti e che deve essere liberamente accessibile. Ci auspichiamo una rivisitazione della decisione». Il Comitato organizzatore non le manda a dire: «La Regione Friuli Venezia Giulia, che è sempre stata un faro e un baluardo dei diritti civili, si vede ora strumentalizzata in modo becero dagli attuali Amministratori per portare avanti una sfacciata battaglia ideologica che va contro i principi di base di laicità, libertà e uguaglianza delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Siamo però convinti che la maggior parte della popolazione del Friuli Venezia Giulia sia dalla parte dei diritti civili e per la difesa della dignità delle persone. Per questo motivo continueremo e siamo pronti a spiegare e discutere i nostri temi in un fitto calendario che nei prossimi mesi verrà proposto in tutto il territorio regionale, fino a concludersi con il corteo finale dell’8 giugno a Trieste».


 
Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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