TRIESTE - «Era abilmente nascosto all’interno di una bomboletta del gas appositamente tagliata ed avvitata ad un fornello che usano i detenuti per farsi il caffè» denuncia Antonio D’Alessandro segretario del Sippe Trieste - sindacato autonomo della polizia penitenziaria - riferendosi ad un mini cellulare trovato stamattina in una camera occupata da 8 romeni durante uno degli ordinari controlli amministrativi. «Un cellulare di dimensioni davvero minime - continua D’Alessandro - grande quanto un accendino, è stato scovato grazie all’impegno ed alla grande professionalità di alcuni agenti che, nonostante le temperature proibitive non si sono arresi e, dopo aver rinvenuto dell’alcool, una macchinetta per i tatuaggi ed un accumulo di terapia, hanno voluto approfondire ulteriormente il controllo». Deduzione vincente che ha portato al rinvenimento del cellulare, oggetto proibito ai detenuti, il cui possesso in carcere non è ancora previsto dalla legge come reato: «La detenzione di un cellulare in cella non è un reato ma i ristretti grazie a lui possono mantenere rapporti con la malavita o addirittura gestire e commettere fatti illeciti» spiega il sindacalista. Ora verranno avviate le indagini per comprendere come l’apparecchio sia entrato nella disponibilità dei detenuti e chi lo usava, ma soprattutto se soltanto per essere più vicini ai famigliari oppure per continuare a commettere reati.
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