Cocaina a tonnellate, 3600 telecamere per incastrare i narcotrafficanti

Oggi gli interrogatori degli indagati, ma i tre "veneti" rimarranno in silenzio

Giovedì 9 Giugno 2022 di Angela Pederiva
Parte della cocaina sequestrata

TRIESTE -  Sono stati fissati per oggi i primi interrogatori di garanzia degli arrestati nell'inchiesta di Trieste sul narcotraffico tra la Colombia e l'Italia. Ma i presunti corrieri del Nordest rimarranno in silenzio: è la mossa difensiva consigliata dall'avvocato Pietro Masutti ai suoi assistiti Renato Ujka e Constantin Cirjau, entrambi di Mogliano Veneto, nonché Adriano Lazzarato di San Donà di Piave, in attesa di studiare gli atti dell'operazione Geppo coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Guardia di finanza, in collaborazione con la Fiscalia 42 especializada contra el narcotráfico, l'Homeland security investigations e il Cuerpo nacional de policía.

Indagini durate più di un anno, con l'utilizzo di un numero-record di telecamere: 3.600, fra apparecchi di videosorveglianza e occhi elettronici di investigazione, montati anche sui droni.


L'INTELLIGENCE
Il dato è stato svelato da Canal Rcn, rete televisiva colombiana che ha fatto il punto sull'attività svolta dalla squadra speciale di intelligence della Polizia antinarcotici, incaricata di ricostruire la struttura del traffico della cocaina: 4,3 tonnellate, controllate per tutto il corso della filiera dagli investigatori, grazie all'inserimento di tre agenti sotto copertura. L'undercover colombiano era stato interposto nell'organizzazione che ruotava attorno al Clan del Golfo, mentre i due infiltrati italiani si sono occupati di gestire gli adempimenti logistici connessi alle consegne a destinazione della sostanza e di carpire la fiducia degli emissari della gang criminale arrivati a Nordest per seguire le trattative.


IL DEPOSITO
Secondo l'accusa sostenuta dal pm Federico Frezza, e recepita dall'ordinanza di custodia cautelare del gip Marco Casavecchia, cruciale sarebbe stato il ruolo di Ramon Abel Castano Castano. L'agente sotto copertura con cui si relazionava il broker era stato in grado di fargli credere che lo stupefacente era approdato al Porto di Trieste, mentre invece era stato trasportato con due aerei atterrati a Venezia e a Rivolto. Ad ogni modo, una volta accertata l'effettiva disponibilità della droga in terra giuliana, il colombiano avrebbe chiesto all'undercover di nasconderla in un deposito cittadino da affittare appositamente, per poi iniziare a cederla ai vari acquirenti, sulla base dei contatti già presi con i quattro gruppi di trafficanti: i calabresi, i veneti, gli albanesi e i balcanici. Per la maggior parte delle 19 consegne controllate, le indagini hanno distinto due momenti: l'affidamento della cocaina dall'agente a Castano Castano e il successivo passaggio dal broker ai corrieri. Solo per una piccola parte degli episodi contestati, invece, all'infiltrato sono stati commissionati sia il prelievo che il recapito della sostanza. Tranne un paio di figure minori, la gravità indiziaria è stata riconosciuta per tutti gli indagati.


L'INVALIDITÀ
Dunque pure per i tre che compariranno stamattina davanti al giudice per le indagini preliminari: alle 9.40 Ujka nel carcere di Trieste e, in videocollegamento, alle 11 Cirjau nella casa circondariale di Treviso e alle 11.40 Lazzarato nel penitenziario di Foggia, visto che l'imprenditore al momento della cattura si trovava a Cerignola per lavoro. L'unico che è già stato processato per il trasporto di 35 chili di cocaina è il moldavo Cirjau, condannato in primo grado a 8 anni e ora in procinto di presentare appello. Il 25enne non ha mai voluto parlare, ma in giudizio l'avvocato Masutti aveva sostenuto che il suo assistito non sapesse di avere un carico di stupefacente nel bagagliaio della Renault Mégane fermata sul Passante a Preganziol, tanto più perché un'invalidità civile gli avrebbe impedito di movimentare gli scatoloni.
 

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