Elezioni regionali, si alza la tensione. Salvini chiede di fare campagna solo per i candidati del Carroccio e non per quelli della lista di Zaia

Mercoledì 9 Settembre 2020 di Paolo Calia
Elezioni regionali, si alza la tensione. Salvini chiede di fare campagna solo per i candidati del Carroccio e non per quelli della lista di Zaia
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Tensioni e veleni. La Lega arriva alle elezioni regionali con la forza del pronostico ma tra mille mal di pancia. L'ultima scintilla è nata dalla richiesta fatta da Matteo Salvini di fare campagna elettorale solo per i candidati della Lega e non per quella di Luca Zaia.

Tentativo per evitare che la civica con nome e simbolo del presidente asfalti letteralmente quella ufficiale del Carroccio. Invito che però ha provocato malumori e reazioni assortite in un po' tutte le province, anche se lo stesso Zaia ha provveduto a disinnescare ogni polemica presentandosi in ben due occasioni accanto a Salvini, a Castelfranco e a Verona, e precisando che anche dentro i candidati sono praticamente tutti militanti della Lega. Ma le continue frizioni testimoniano che, nonostante tutto, le divisioni interne continuano a esserci.

Nella Marca, territorio sempre molto sensibile quando viene tirato in ballo il governatore, si è quindi alzata la protesta di un volto storico come Fulvio Pettenà, per vent'anni presidente del consiglio provinciale, fedelissimo di Zaia, voce sempre ascoltata e mai banale. E lui che ha stigmatizzato l'indicazione arrivata da Salvini, ribadendo che Zaia e la Lega sono una cosa sola, inscindibili. Sbagliato quindi invitare a spingere solo per il Carroccio, quasi snobbando il governatore. Questa volta però parole tanto pesanti non sono cadute nel vuoto. In genere lo stile Lega impone di fare buon viso a cattivo gioco in pubblico e poi regolare i conti al proprio interno senza tanti schiamazzi. Questa volta no. Questa volta il commissario Gianangelo Bof ha deciso di uscire allo scoperto bacchettando pubblicamente chi critica apertamente. 

L'ACCUSA
«A Pettenà dico di concentrarsi sulle elezioni - sbotta - abbiamo già l'opposizione che ci critica. Non abbiamo bisogno dell'opposizione interna». E così ieri mattina, Bof ha messo nero su bianco la sua reprimenda con un comunicato dai toni insolitamente duri: «Apprendo le considerazioni legate alle disposizioni della Lega da parte del militante Fulvio Pettenà. Non ha alcun ruolo all'interno della delle struttura della Lega che gli consenta di esprimere indirizzi politici, quindi lo invito a parlare esclusivamente a titolo personale e non a nome e per conto della Lega». Bof, solitamente uomo molto pragmatico, chiarisce un concetto: «Chiarisco al militante Fulvio Pettenà che un segretario di partito Regionale l'onorevole Lorenzo Fontana o il segretario Nazionale onorevole Matteo Salvini, da segretari, invitino i militanti del movimento a sostenere e votare per la Lega, è cosa ritenuta assolutamente normale anche dal Governatore Luca Zaia. Forse mi scandalizzerei se non fosse così». 

L'OBIETTIVO
Il tenore, insomma, è questo. Bof ha preso di mira Pettenà anche per lanciare un messaggio ai naviganti: troppe polemiche interne, troppe divisioni. È ora di finirla. Soprattutto nella Marca, che ha appena assorbito la crisi nata per la decisione delle sezioni del capoluogo, Treviso, di sostenere nella corsa elettorale Christian Schiavon, assessore al bilancio della giunta Conte, e non Federico Caner, assessore regionale uscente e trevigiano doc. È necessario quindi riportare la calma, anche a costo di alzare la voce. Bof bolla quindi l'atteggiamento di Pettenà come «divisivo». E non esclude provvedimenti disciplinari: «Pettenà è un militante storico, sta nella Lega da prima di me. Sa quindi quali sono le regole. L'ho già richiamato una volta, in privata sede. I provvedimenti disciplinari sono previsti per lui, come per me e per tutti quelli che hanno certi comportamenti». Il diretto interessato si trincea dietro un sorriso: «Cado dalle nuvole, ma forse Bof non ha capito quello che ho detto. Non ho criticato nessuno, ma solo ribadito che Zaia e la Lega sono una cosa sola e che lui ci ha sdoganati quando tutti diffidavano da noi. Tutto qui. Ma non intendo rispondere a nessuno. Sono molto tranquillo».
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