«La telefonia è un servizio pubblico»: Vodafone non paga più le concessioni sulle antenne

Mercoledì 30 Ottobre 2019 di Paolo Calia
«La telefonia è un servizio pubblico»: Vodafone non paga più le concessioni sulle antenne
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TREVISO - Ca' Sugana contro Vodafone, duello che rischia di sfociare in un contenzioso legale dagli esiti imprevisti. Anche a Treviso sta per concretizzarsi quanto già accaduto in città come Empoli, Lecce e altri piccoli comuni sparsi per l'Italia, dove la multinazionale della telefonia mobile ha smesso di pagare le concessioni di installazione delle proprie antenne. Un atto unilaterale, ma motivato: la telefonia, in base all'interpretazione data a una norma della comunità europea, va considerata come servizio pubblico e quindi un comune non può chiedere il pagamento di alcuna concessione. La Vodafone si limita quindi a pagare la Cosap, la tassa per l'occupazione del suolo pubblico, prevista per le sue antenne. Nel territorio comunale ce ne sono 34 e per ognuna la Cosap è di circa 400 euro. Molto più corposa la tassa per la concessione momentaneamente cristallizzata: si parla di circa 400mila euro all'anno. Da metà 2018 la Vodafone ha sospeso i pagamenti e a Ca' Sugana hanno iniziato a preoccuparsi.
 
LE DIFFICOLTÀIl tema è molto spinoso e viene affrontato in punta di diritto. A Ca' Sugana sono andati a rileggersi il contratto firmato con la compagnia che, dopo l'ultima revisione, prevede il pagamento del canone per altri nove anni. E all'orizzonte si profila anche l'approdo in città della tecnologia 5G, che prevede una ricambio totale di tutti i ripetitori presenti e che qualche timore sta già suscitando sul fronte ambientalista: altra partita tutta da giocare e che le attuali turbolenze potrebbero comunque influenzare. A ogni modo l'ufficio legale del Comune ritiene la scelta di Vodafone unilaterale e non totalmente giustificata, anche se nessuno ignora un principio molto semplice: ogni nuova normativa incide sui contratti già in essere modificandoli. Lo scontro insomma è basato su interpretazioni più o meno motivate.
LO SCENARIOTreviso, come detto, non è la sola in questa situazione. A Empoli, tanto per citare uno dei casi più eclatanti, la questione è finita davanti al Tar. A richiedere l'intervento del giudice amministrativo è stata però la stessa Vodafone, che ha accusato il Comune di non riconoscere quello offerto come un servizio pubblico. E anche qui tutto è partito dalla sospensione dei pagamenti della concessione. In provincia di Lecce alcuni comuni si sono visti dare ragione dai tribunali anche se i contenziosi sono ancora in corso tra appelli e ricorsi vari. A Treviso una decisione su come muoversi deve ancora essere presa. Negli uffici comunali se ne parla già da luglio, quando la giunta ha fatto passare e approvare dal Consiglio comunale un accantonamento prudenziale, alla voce crediti potenzialmente inesigibili, di 855.000 euro per il 2019. Una mossa voluta dall'assessore al Bilancio Christian Schiavon e da quello all'Ambiente, con delega al piano Antenne, Alessandro Manera: se Vodafone dovesse continuare a non pagare le concessioni almeno il bilancio comunale è stato messo al sicuro da questo accantonamento. Ma, inevitabilmente, si tratta solo di una manovra provvisoria. Senza contare l'altro vero pericolo: che anche le altre compagnie, al momento alla finestra, possano decidere di imitare Vodafone. Ipotesi dalle conseguenze potenzialmente terribili: Ca' Sugana, dalle concessioni per le antenne, incassa circa 4 milioni di euro all'anno. Se all'improvviso questa entrata dovesse venire a mancare si aprirebbe una voragine non da poco.
LE CONTROMISURESi profila invece una vera e propria battaglia legale. L'amministrazione sta valutando quale strada scegliere: la più probabile, al momento, è un decreto ingiuntivo di pagamento. Stessa strada già scelta anche da Empoli e da altri comuni. Ma poi pare inevitabile lo sbocco davanti al Tar. Qualcosa di sicuro si farà. Il timore infatti è che rimanere fermi, o limitarsi semplicemente a misure difensive come gli accantonamenti prudenziali, possa essere interpretato come un segnale di debolezza, incoraggiando così anche le altre compagnie a provarci con le loro concessioni. E se così fosse, sarebbe un problema non da poco.
Paolo Calia
Ultimo aggiornamento: 13:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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