«Aiutò il bombarolo»: militare finisce sotto processo con l'accusa di favoreggiamento

Martedì 14 Giugno 2022 di Maria Elena Pattaro
La bomba a Vittorio Veneto, militare sotto processo

VITTORIO VENETO - Aiutò Stefano Milacic, uno degli autori della bomba carta lanciata quattro anni fa contro il liceo Flaminio, a rimuovere le cimici posizionate nella sua Ford Fiesta. Per questo A. R., 47 anni compiti ieri, e all’epoca carabiniere del Nucleo operativo di Vittorio Veneto è alla sbarra con l’accusa di favoreggiamento. Da circa due anni il militare dell’Arma è sospeso dal servizio e senza stipendio. A incastrarlo sarebbero due intercettazioni contenute nella perizia depositata ieri mattina dal consulente Andreas Melinato, che ne ha effettuato le trascrizioni. «Attento a quello che dici, nella tua auto ci sono delle cimici»: è questa la soffiata che il carabiniere avrebbe fatto a Milacic, mentre erano in corso le indagini. Secondo la Procura non si sarebbe limitato ad avvertirlo ma lo avrebbe anche aiutato a rimuovere il dispositivo posizionato dagli inquirenti. Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche si ricava che la sera dell’11 dicembre del 2018 il carabiniere era a casa del 50enne, meccanico di Carpesica. Una circostanza che il legale dell’imputato, l’avvocato Giambattista Zatti spiega sostenendo che l’appuntato si trovava sì nell’abitazione dell’indagato ma solo per farsi sistemare la macchina dal meccanico di Carpesica. 
FRASI CARPITE
«Se non la smettono di starmi addosso sparo, o sparo ai loro figli», avrebbe detto Milacic rivolgendosi agli inquirenti che erano sulle sue tracce. Come faceva a sapere di essere intercettato? Aveva qualcuno, dentro alla compagnia dei carabinieri di Vittorio Veneto, che lo aveva avvisato delle cimici nella sua auto e che qualche giorno dopo gli darà una mano a eliminarle. Questa la tesi portata avanti dalla pubblica accusa. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 luglio, giorno in cui verrà sentito proprio Milacic. 
L’ARSENALE
Il meccanico vittoriese, già condannato per la bomba rudimentale posizionata al Flaminio la notte tra il 2 e il 3 giugno 2018 ha un altro procedimento penale pendente. È quello per detenzione illegale di armi e porto di arma e munizioni. Una piccola Santa Barbara che la polizia, nel marzo del 2019, ripescò dal canale Scomigo. Caricatori per fucili d’assalto Ak-47 e munizioni per Kalashnikov chiusi dentro un sacco abbandonato in un canale e trovato dalla Digos. Alcuni pezzi erano arrugginiti, segno che erano immersi in acqua da almeno da qualche settimana. Milacic era stato intercettato al telefono mentre parlava di armi con diverse persone, tra cui un amico a cui chiede il favore di portare un grosso bidone che non sapeva dove posizionare. Nell’ambito di quel processo, un mese fa, il suo difensore (l’avvocato Giuseppe Gulli) ha chiesto una perizia con la trascrizione di quelle intercettazioni per discernere i dialoghi riferiti a quello che inizialmente sembrava un traffico di armi provenienti dall’Est Europa, dalle intercettazioni riferite invece alla rudimentale bomba, fatto per il quale è già stato condannato.
 

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