Delitto di Serravalle. La Cormaci si autoaccusa: «Ho soffocato io Paolo Vaj con il cuscino»

Martedì 12 Maggio 2020 di Denis Barea
Paolo Vaj è stato ucciso nella notte del 18 luglio 2019
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VITTORIO VENETO - Storie di demoni, di cani e una esortazione a chiudere le indagini. «È morto per un attacco di cuore, sono stata io, volevo difendere Patrizia da quell’uomo cattivo che la picchiava». Sono alcuni dei contenuti delle lettere che Angelica Cormaci ha inviato al sostituto procuratore Davide Romanelli e in cui la donna chiede di poter essere ascoltata dal magistrato. La 24enne si trova attualmente nel carcere femminile di Venezia, accusata insieme alla 53enne Patrizia Armellin dell’omicidio volontario di Paolo Vaj, il 57enne ammazzato la notte del 18 luglio del 2019 nella casa di Via Cal Dai Romani che condivideva con le due donne. Secondo la Procura la Armellin e la Cormaci picchiarono Vaj, che era in stato di ubriachezza, fino ad arrivare agli istanti in cui si misero entrambe su di lui e con il peso dei loro corpi gli provocarono uno sfondamento toracico che causò la morte dell’uomo per asfissia.
LE FRASI
Angelica Cormaci torna su quello che successe quella notte e sul particolare del cuscino messo sulla facci di Vaj. «L’ho fatto perché la smettesse di picchiare Patrizia - racconta la 24enne di origine siciliana - ha preso il cuscino e l’ho premuto sul viso perché lasciasse la presa ai polsi di Patrizia. A quel punto ha smesso di respirare». «Cosa aspetta a chiudere le indagini - scrive ancora la Cormaci al pubblica ministero - questo è quello che è successo, sono stata io e l’ho fatto per legittima difesa». Romanelli non ha risposto fissando una data per l’audizione della Cormaci. Del resto i termini di custodia cautelare scadono a luglio e il magistrato ha tutto il tempo per ascoltare la 24enne. 
LA DIFESA
«La decisione di Angelica di essere sentita dal sostituto procuratore - dice il suo avvocato Stefania Giribaldi - non è una iniziativa che ha condiviso con me. È evidente che siamo di fronte ad un quadro di forte stress che la porta ad attribuirsi la responsabilità del fatto per difendere la Armellin, sono sempre più convinta della sua instabilità mentale».
Nel frattempo Romanelli lavora sulla pista dell’omicidio volontario premeditato. La prova sarebbero alcuni sms telefonici scambiati dalla Cormaci e la Armellin, tra cui uno con scritto “io quello lo voglio morto” inviato dalla 24enne, materiale che è stato recuperato dal consulente a cui la Procura di Treviso ha affidato il compito di analizzare il contenuto dei computer e dei telefonini della 24enne, di Vaj e della Armellin. Due sono al momento le piste che portano al movente. La prima è la conflittualità legata al fatto che Vaj mal tollerava la convivenza con le due donne. La seconda il patrimonio dell’uomo, che nel suo testamento aveva nominato Patrizia Armellin come erede unico, a cominciare dal mezzo milione di euro di polizze di risparmio di cui la 52enne era anche il beneficiario in caso di morte di Vaj prima della scadenza del contratto.
Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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