Treviso. Maxi focolaio nella caserma dei migranti, Zaia: «Un gran pasticcio, va trattato da zona rossa»

Venerdì 31 Luglio 2020 di Angela Pederiva
Treviso. Maxi focolaio nella caserma dei migranti, Zaia: «Un gran pasticcio, va trattato da zona rossa»
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Dal ricordo della prima zona rossa, all'ipotesi di una nuova zona rossa. È successo tutto a Vo' Vecchio, durante la visita di Luca Zaia: com'è sceso dall'auto, ieri mattina il governatore è stato raggiunto dal bollettino di Azienda Zero, che dava conto dei migranti positivi a Treviso. E così, nel paese che il 22 febbraio finì in quarantena (non fiduciaria ma obbligatoria), il presidente della Regione ha annunciato «un approfondimento giuridico» per verificare condizioni e competenze nell'adozione di una misura analoga per l'ex caserma Serena, com'è accaduto dieci giorni fa a Udine per l'ex Cavarzerani.

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IL PRECEDENTE
Proprio il precedente del Friuli Venezia Giulia è stato oggetto dell'analisi condotta nel pomeriggio dall'Avvocatura di Palazzo Balbi. In quel caso, la richiesta era stata avanzata dal governatore Massimiliano Fedriga, discussa al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e poi sfociata nell'ordinanza firmata dal sindaco Pietro Fontanini, che aveva disposto la chiusura e il presidio per 14 giorni del dismesso complesso militare, nonostante i richiedenti asilo contagiati fossero solo 3. Di fronte ai ben 133 della situazione registrata in Veneto, perciò, Zaia ha voluto porre la questione sotto il profilo politico, fermo restando che sul piano formale la questione spetta al Comune e alla Prefettura e che la Regione comunque sovrintende alle attività sanitarie condotte dall'Ulss. «Sono convinto che questo è un mega pasticcio ha commentato il leghista ed è la conferma del fatto che le forme di ospitalità senza se e senza ma, a differenza di quelle per chi scappa davvero dalla morte o dalla fame e che va aiutato, causano solo guai. Visti i rischi sanitari, i centri di accoglienza devono essere trattati come zone rosse, secondo le scelte dei Comuni».


 

Nuovo focolaio al centro migranti: 133 positivi nell'ex caserma Serena

TREVISO - Sono 129 i tamponi risultati positivi dallo screening effettuato ieri, mercoledì 29 luglio, dall'Usl della Marca nell'ex caserma Serena di Treviso.

L'indagine ha riguardato le 315 persone che vivono e lavorano nel centro di accoglienza per richiedenti asilo dell'ex caserma Serena, 293 migranti e 22 operatori.




I CONTROLLI
Al momento gli ospiti dell'ex Serena sono in isolamento fiduciario e i controlli vengono garantiti dalla polizia locale. L'istituzione della zona rossa introdurrebbe invece l'obbligatorietà, con i relativi riflessi penali. Il sindaco leghista Mario Conte evoca le carte bollate, ma nei confronti del Governo: «Il nuovo focolaio all'interno della struttura genera un danno incalcolabile, anche in termini di immagine, al nostro territorio, del quale lo Stato dovrà rendere conto». Un'accusa rilanciata dall'ex ministro, e segretario della Lega, Matteo Salvini: «Sostengo l'iniziativa annunciata dal sindaco Mario Conte, che chiederà i danni al Governo poiché i migranti sono stati trovati positivi all'interno della ex caserma. E Treviso ora è il più grosso focolaio in Italia. Invece di prorogare stati di emergenza in carenza di emergenza, si provveda ad evitare di far sbarcare gente che poi porta il contagio in giro per l'Italia. E se riparte il contagio, saremo noi a denunciare qualcuno che ha permesso che l'Italia corresse questo rischio». Ribatte però Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico: «La concentrazione dei migranti all'ex caserma Serena dipende proprio dalle decisioni di Salvini quando era ministro dell'Interno, che coi suoi decreti ha di fatto cancellato il sistema dell'accoglienza diffusa, evitando di chiuderla ed anzi potenziandola facendoci finire migranti in uscita dagli Sprar».

 

Caserma Serena, Roberto Rigoli: "Ora più controlli, come nelle Rsa"

"I controlli saranno cadenzati, come accade per le case di riposo. Stiamo valutando la possibilità di tenere monitorate le strutture d'accoglienza per migranti come accade con le Rsa. Quindi con una frequenza dei tamponi periodica". A parlare è Roberto Rigoli , direttore dell'unità di Microbiologia dell'ospedale di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i centri di Microbiologia del Veneto.

Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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