Virus, focolaio di Treviso. Poliziotto positivo dopo l'arresto del migrante, caccia ai contatti stretti e oggi tamponi ai colleghi

Lunedì 10 Agosto 2020 di Giuliano Pavan
Virus, focolaio di Treviso. Poliziotto positivo dopo l'arresto del migrante, caccia ai contatti stretti e oggi tamponi ai colleghi
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TREVISO Un poliziotto positivo conclamato e sintomatico, altri due in isolamento domiciliare e in attesa di sapere oggi, dopo il terzo tampone, se siano stati contagiati anche loro dal gambiano di 26 anni arrestato all'ex caserma Serena la scorsa settimana. Ma in questura a Treviso, da dove non trapelano notizie ufficiali, è già in corso la ricostruzione dei contatti ravvicinati avuti dai tre agenti. Il timore è che il virus, magari durante un semplice cambio turno, possa aver colpito altri poliziotti nonostante tutti i protocolli di sicurezza siano stati seguiti alla lettera. Com'era accaduto, tra l'altro, anche durante l'arresto di uno dei facinorosi del centro di accoglienza gestito dalla Nova Facility. La guardia insomma resta alta. Al momento non ci sono notizie di isolamenti preventivi, o di altre quarantene, e il clima negli uffici all'Appiani è sereno. Certo è che si stanno adottando tutte le misure e le precauzioni del caso. In primis per garantire la presenza in servizio soprattutto in questo periodo di ferie. Anche a fronte del presidio fisso che va garantito, per ordine della Prefettura, di fronte all'ex caserma Serena giorno e notte. Un controllo 24 ore su 24, assieme ai militari dell'Arma dei carabinieri, per far rispettare l'isolamento ai quasi 300 richiedenti asilo ospitati nella struttura assieme a tutti gli operatori, anche loro sottoposti a quarantena dopo lo scoppio del maxi focolaio. 

LA TRASMISSIONE
Dal centro di accoglienza insomma non entra e non esce nessuno. Ma il virus in qualche modo si è fatto strada, in un senso e nell'altro. Al di là della diffusione interna che ha di fatto contagiato quasi tutti i richiedenti asilo e gran parte degli operatori, per un totale di 244 casi confermati, martedì scorso si era ammalato di Covid un cittadino bengalese residente a Roncade che aveva avuto spesso contatti con i richiedenti asilo dell'ex caserma a cavallo tra Treviso e Casier. Scatenando tra l'altro le ire del sindaco Pieranna Zottarelli che, a fronte dei sacrifici sostenuti dalla comunità durante il lockdown, non ha digerito il fatto che qualcuno potesse ancora non rispettare le regole imposte per evitare la diffusione del contagio. Sono stati inoltre effettuati i tamponi a una quarantina di negozianti di Dosson, risultati poi negativi. E monitorati i posti di lavoro in cui i profughi hanno prestato servizio. Una falla, a conti fatti, c'è stata. E in quella falla si è inserito il contagio del poliziotto. Non è accertato che l'agente abbia contratto il Covid-19 tra le mura dell'ex caserma, ma è invece sicuro che fosse tra coloro che la settimana scorsa hanno attivamente partecipato all'arresto del profugo proveniente dal Gambia. 

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L'EPISODIO
Sabato 1 agosto gli agenti della questura erano dovuti intervenire con urgenza quando il 26enne, all'epoca negativo al virus, aveva fatto irruzione nell'infermeria protestando contro i sanitari e gridando di voler uscire. Aveva alzato le mani contro un medico e scaraventato a terra il computer a cui lavorava un'infermiera, per poi scappare e minacciare con due spranghe gli agenti che lo avevano accerchiato e arrestato. Dopo quella mattinata ad alta tensione sono passati alcuni giorni prima che uno degli agenti manifestasse i sintomi del Covid e facesse scattare il protocollo per i sospetti contagi. Già il primo tampone ha dato il responso più temuto: positivo. Lo ha confermato anche il successivo e l'agente che non versa in condizioni preoccupanti è stato messo in isolamento a casa. Nel frattempo è cominciata la mappatura dei contatti stretti, fra i quali alcuni colleghi. Due di loro hanno eseguito il primo test risultato negativo ma, al secondo, il verdetto si è ribaltato. Temendo un'iniziale incubazione non rilevata, anche loro sono finiti in quarantena e oggi si attende l'esito del terzo tampone.

 

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CASIER "No, non sto bene.

Siamo tutti insieme. Positivi e negativi. Ma cosa possiamo fare? Niente". Risposte monche. E faticose. Che traducono il morale sempre più basso. Da giorni Patrice Kouame, 37 anni, l'ivoriano che ha commosso l'Italia con la brillante maturità all'istituto tecnico Giorgi-Fermi e la voglia di iscriversi alla facoltà di ingegneria, ripete che questa situazione è insostenibile.

Ultimo aggiornamento: 14:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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