Virus. Focolaio migranti nella caserma Serena, l'Ulss querela il gestore. Nessuna divisione fra contagiati e sani

Sabato 8 Agosto 2020 di Paolo Calia
Focolaio migranti nella caserma Serena, l'Ulss querela il gestore. Prefetto contro i politici
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TREVISO Ormai è un tutti contro tutti. Il focolaio scoppiato all'interno del centro d'accoglienza ospitato nell'ex caserma Serena tra Treviso e Casier, 233 richiedenti asilo risultati positivi e 11 operatori, ha scatenato una serie di accuse incrociate che non risparmia nessuno.

Il responsabile della Nova Facility (società che gestisce la struttura) Gianlorenzo Marinese, stanco di fare da bersaglio, si chiede non senza qualche malizia perché a giugno l'Usl ha dichiarato l'ex caserma covid-free e, dopo poco più di un mese, si è ritrovato tra le mani un maxi-focolaio. Per tutta risposta il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi ha annunciato con toni perentori di voler querelare e chiedere i danni alla Nova Facility per non aver saputo gestire adeguatamente l'ex caserma.


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E mentre il sindaco di Treviso Mario Conte accusa sia il gestore che il ministero dell'Interno di aver procurato un danno d'immagine incalcolabile alla città e annuncia querele per i risarcimenti - «ho dato la questione in mano all'avvocatura civica», sottolinea - e il candidato governatore per il centrosinistra Arturo Lorenzoni bolla la Serena come «Vergogna nazionale», il prefetto Maria Rosaria Laganà bacchetta i politici di ogni schieramento è avvisa: «Non mi piace chi tenta di cavalcare queste situazioni». Insomma: il conflitto perfetto. Intanto l'ex caserma resta blindata: nessuno può entrare o uscire. Mercoledì verrà fatta un'altra serie di tamponi e solo chi risulterà negativo potrà pensare di mettere il naso fuori, ma solo dopo un esame del sangue per controllare lo stato degli anticorpi.

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«NO AI PROCESSI SOMMARI»
Il prefetto Laganà è molto netto. E mette nel mirino sia chi denuncia lo stato in cui versa l'ex caserma, sia chi sbandiera l'accoglienza diffusa come soluzione ideale e sia chi si sta lanciando in facili processi: «Solo la Prefettura può valutare la qualità della gestione - avvisa - abbiamo chiesto chiarimenti alla società e poi approfondiremo. La revoca dell'appalto? È possibile esclusivamente in caso di gravissimi inosservanze, come non aver distribuito da mangiare. Il resto prevede sanzioni, che valuteremo». E sul dibattito infuocato: «Non mi piace che cavalca queste situazioni. Da quando sono qui io, le porte dell'ex caserma sono sempre state aperte. Bastava chiedere e si poteva andare a verificare con i propri occhi la qualità dell'accoglienza. Mai detto di no a nessuno. Se qualcuno aveva qualcosa da ridire poteva farlo. L'amministrazione comunale è entrata e ha visto, più volte. E ci ha chiesto di organizzare dentro l'ex caserma un dormitorio, inizialmente previsto fino a febbraio e poi tenuto aperto anche oltre. Ritengo quindi che le condizioni interne siano state ritenute più che accettabili. Se c'erano lamentele da fare, le si potevano fare anche prima. L'accoglienza diffusa? Non ho mai avuto la fila di sindaci fuori dall'ufficio pronti a propormi soluzioni alternative. Mai».

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IL DUELLO
Tra Marinese e Benazzi invece la tensione è altissima: «A giugno, dopo il primo caso di positività, l'Usl mi ha consegnato una struttura covid-free - ricorda il presidente di Nova Facility - e dopo poco più di un mese ho 244 positivi. Cosa è successo? Poi la presenza di dieci facinorosi ci ha impedito di applicare correttamente le basilari misure di sicurezza, anche di organizzare la divisione tra positivi e negativi. E non sono stati allontanati nonostante segnalazioni denunce». Al vetriolo la replica del direttore dell'Usl 2: «I casi di giugno e quelli di questi giorni sono diversi - attacca Benazzi - Marinese pesi bene le parole o lo querelo. Se non è in grado di gestire quella struttura, che riconsegni le chiavi al ministero».

Infine il sindaco Conte: «Quella è una bomba sanitaria.

Una situazione che non vogliamo accettare anche se dobbiamo gestirla. Ma ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. Qui c'è una struttura del ministero appaltato a una cooperativa e dove il Comune non può entrare. Chi doveva fare i controlli e garantire la sicurezza sarà chiamato a rispondere di quanto sta accadendo. Ho passato tutto all'avvocatura civica. Abbiamo l'obbligo di mettere in sicurezza la nostra comunità. Dobbiamo quindi capire come farlo e quali saranno le ripercussioni economiche nel nostro territorio».

Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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