Segregate in casa con mariti violenti: boom di chiamate al Telefono Rosa

Sabato 4 Aprile 2020 di Elena Filini
Violenza tra le mura di casa
TREVISO - "Dopo giorni di tensioni, rinchiusi in una casa che sta diventando la mia prigione, mio marito con una testata mi ha quasi rotto il naso. Non si è fermato neppure davanti ai bambini. Ho capito che è venuto il momento di affrontare questa situazione". Paura ad attraversare l'appartamento, mille scuse per rimanere confinati in camera o in cucina con i figli. Per evitare gli sguardi, per non accendere pretesti che diventano nuove occasioni di violenza. Assecondare, tacere, abbassare gli occhi. Perchè non si può andare da nessuna parte, perchè nessuno- tranne la polizia- può venire a salvarti. Ma per portarti dove? Le case rifugio sono chiuse, i centri di assistenza pure. E allora ci sono poche vie di scampo: bisogna cercare un punto d'equilibrio con chi dice di amarti ma alla fine è il tuo carnefice. Farlo per se stesse e per i figli. Perchè quando non esiste neppure l'indipendenza economica semplicemente non c'è soluzione.
L'ALLARME
Dieci telefonate in 3 giorni: tante ne ha ricevute il telefono rosa di Treviso dal 28 marzo. Dall'inizio della quarantena sono esattamente 22 le situazioni trattate. Tutte donne trevigiane, la maggior parte con figli. Che, nell'estrema gravità di una quarantena che le sigilla tra le pareti domestiche con mariti violenti, finalmente hanno capito che devono salvarsi. Non appena l'isolamento finirà. Dopo l'appello degli scorsi giorni, hanno risposto molte mamme e moglie trevigiane. Due le storie emblematiche. "Chiamo nell'imbarazzo di denunciare quella che fino a ieri mi sembrava normalità ma che oggi mi sta sfuggendo di mano - ha esordito la donna con le volontarie - da anni mio marito mi picchia. Non sono mai riuscita ad oppormi, speravo che con i figli si sarebbe calmato. E invece no. Questa impossibilità di uscire data dal pericolo di contagio per l'emergenza Covid 19 aumenta la sua aggressività - continua la signora, una trevigiana sui 35 anni - ogni scusa è buona per alzare le mani, anche davanti ai bambini. Loro sono ammutoliti, mi guardano increduli. Ma io devo cominciare a dare delle spiegazioni. Non possiamo più andare avanti così. E l'ho capito nel clima soffocante di questi giorni". Poche sere fa, in maniera improvvisa, il marito è passato dalle mani ai calci. "Mi ha dato una testata al volto: sono crollata a terra. Sangue ovunque. Non sentivo più nulla. A quel punto ho chiesto di essere portata al Pronto Soccorso, ma ovviamente tutto è caduto nel nulla". Da sola, senza sapere dove lasciare i figli, senza di fatto poter uscire in quelle condizioni la donna ha dovuto tamponare da sola la ferita in qualche modo. Ma, allo stesso tempo, ha preso una decisione. "Il giorno seguente ci ha contattate - conferma Daniela Zambon, operatrice storica del Telefono Rosa di Treviso - ci ha raccontato quello che sta vivendo chiedendo aiuto: le abbiamo spiegato come può tutelarsi, quali sono i suoi diritti e quali le modalità e le strutture che potranno seguirla non appena la quarantena sarà terminata. Abbiamo già fissato una serie di colloqui al momento telefonici, per non lasciarla sola e per consigliarla soprattutto nel rapporto con i figli piccoli".
GLI AIUTI
Dal 9 marzo il telefono rosa ha preso in carico 12 donne vittime di violenza fisica e abusi. Dal 28 marzo invece, i 10 nuovi casi hanno avuto colloqui di sostegno. "L'operatrice - spiega Monica Inio Coordinatrice del Centro Antiviolenza Telefono Rosa di Treviso - in un tempo di circa 50 minuti può soppesare la gravità del caso e indirizzare verso la presa in carico futura con consulenza psicologica e legale per allontanarsi dal marito violento. Al nostro numero hanno chiamato anche 3 donne da altre province, che sono state reindirizzate ai territori di competenza. Quello che mi preme ricordare è che noi ci siamo. Basta chiamare 24h su 24 7giorni su 7 il numero 0422.583022 o scrivere a telefonorosatreviso@libero.it". L'emergenza, come sempre, può tirare fuori il peggio e anche il meglio. La seconda storia esemplare delle ultime ore riguarda un'altra donna trevigiana, di circa 45 anni. Anche lei vittima di violenze e soprusi da anni, impigliata in una situazione ormai cronica di sopraffazione. La cattività aizza il malcontento e il rancore. E le donne diventano sempre il primo bersaglio. Una sera come mille, una volta in più come mille, per un motivo inesistente, il marito inizia a picchiarla: calci, pugni all'addome, schiaffi e insulti. A quel punto è il figlio adolescente a dire basta. Si chiude in camera e chiama le forze dell'ordine. Il padre furibondo, lo minaccia. Ma il ragazzo sostiene lo sguardo. "Io non sarò mai come te" gli dice. 
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