Vigneto al posto del bosco, il Consiglio di Stato stoppa anni di polemiche: «E' legittimo»

Giovedì 7 Aprile 2022 di Manuela Collodet
I vigneti sulle colline del Prosecco
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MIANE - Quel vigneto è legittimo. Contro l'ennesimo scempio ambientale erano scesi in massa al fianco di un gruppo di residenti, ambientalisti, politici, comitati, mamme perfino alcuni sacerdoti. Erano partite marce e collette per pagare le spese legali e assicurarsi che giustizia fosse fatta. Tutti uniti contro Comune (quello di Miane) e Regione, rei di aver autorizzato un disboscamento in quel di Premaor a favore dell'onnipresente Prosecco. Anni di battaglie, tre per la precisione, ai quali oggi, 7 aprile, il Consiglio di Stato ha messo la parola fine:  ha rigettato l’appello dei residenti e confermato in sintesi quanto già stabilito dal Tar: “l’area in questione non è qualificabile come “bosco” meritevole di protezione” e “l’impianto del vigneto non confligge con specifiche esigenze di tutela paesaggistica, non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante, poiché si inserisce in un contesto a destinazione agricola, vocato a tale tipo di coltivazione”.

LA SENTENZA

Una lotta finita con una nuova e definitiva sconfitta. E con una sentenza che scrive una pagina importantissima per le colline Unesco: la tutela ambientale e forestale deve convivere con le esigenze della produzione. I ricorrenti contestavano la legittimità dei provvedimenti con cui il Comune di Miane, la Regione Veneto e la Soprintendenza avevano autorizzato la riconversione a vigneto di un terreno posto lungo un declivio in prossimità delle loro abitazioni, proprio in relazione alla necessità di preservare il bosco e le sue funzioni. Necessità non rilevata dal Tar del Veneto, che aveva già dato ragione al Comune e agli altri enti coinvolti evidenziando come non vi fossero particolari esigenze di tutela paesaggistica. Ma i residenti non si sono fermati qui. E, forti dell'appoggio popolare, sono andati avanti. Fino alla sconfitta definitiva:  il Consiglio di Stato con una articolata
sentenza di quasi trenta pagine ha messo la parola fine alla vicenda, dando atto della correttezza dell’operato del Comune che aveva riconosciuto l’ammissibilità dell’intervento perché conforme al piano regolatore di Miane.

L'AVVOCATO
«La sentenza del Consiglio Stato assume particolare valore -  dichiara l’avvocato Luca Mazzero, legale del Comune - perché fa il punto sulla legislazione veneta in tema di vigneti e tutela paesaggistica delle colline del Prosecco, divenute patrimonio Unesco. I giudici romani hanno riconosciuto che le norme dei piani regolatori, compreso
quello di Miane, vanno lette alla luce della direzione assunta dalla legislazione regionale che dà alla Regione il compito di garantire, attraverso le autorizzazioni rilasciate, la tutela ambientale e forestale, cercando un giusto equilibrio con le esigenze della produzione. Le norme mirano ad assicurare la tutela del paesaggio storico delle colline promuovendo, come si legge in sentenza, le attività di riconversione colturale, in vista del ripristino del paesaggio viticolo originario, ad esclusione delle aree con pendenze superiori al 70%».
Nucleo forte della legislazione varata dalla Regione Veneto è la tutela di tutte le aree boscate di antico impianto, cioè esistenti alla data del 1954, e la tutela dei territori fragili. Ulteriore obbiettivo è anche la tutela e il ripristino del paesaggio vitivinicolo storico che caratterizza quella che viene chiamata la viticoltura eroica, una forma di produzione che fa uniche le nostre colline, tanto da essere diventate Patrimonio dell’Umanità
Unesco.

IL SINDACO
Esprime soddisfazione anche il sindaco di Miane Denny Buso. «Confidavo nella sentenza d’appello - ha dichiarato - Il Comune si è trovato ad affrontare uno caso delicato di riconversione a vigneto di area che si era inselvatichita in anni recenti, ma che conserva tracce di un antico vigneto.

Le norme sono state applicate con prudenza, tenendo conto di tutti gli aspetti coinvolti. Continueremo a vigilare sul territorio con l’obbiettivo di garantire anzitutto un ambiente a dimensione d’uomo. Lo sforzo collettivo deve essere quello di garantire con equilibrio valori che possono e devono convergere: salute delle comunità, sicurezza ambientale, paesaggio. Bisogna superare logiche di contrapposizione perché le ragioni di un’economia sana devono coincidere con la tutela del patrimonio storico e dell’ambiente. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Enti, cittadini, imprenditori. È la direzione indicata anche dall’Unesco».

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 15:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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