Il Veneto "vede" il giallo: crescono i contagi ma non i ricoveri. Oggi il decreto che cambia i parametri

Giovedì 22 Luglio 2021 di Angela Pederiva
Il Veneto "vede" il giallo: crescono i contagi ma non i ricoveri. Oggi il decreto che cambia i parametri
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Oggi il Veneto finirebbe in zona gialla. Ma proprio oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare un decreto capace di trattenere la regione in fascia bianca. Ovviamente non si tratta di un salvataggio mirato (nelle stesse condizioni si troverebbero anche il Lazio, la Sicilia e la Sardegna): è solo una fotografia dell'attuale situazione, in cui al pur netto aumento dei contagi non corrisponde una crescita altrettanto marcata dei ricoveri. Di conseguenza la modifica dei parametri di classificazione potrebbe mantenere inalterato lo scenario, anche se gli esperti raccomandano ancora di non abbassare la guardia.


I NUMERI

L'effetto della variante Delta è visibile in tutta Italia, dove nell'ultima settimana i nuovi casi sono saliti del 115% rispetto ai sette giorni precedenti: 19.384 dal 14 al 20 luglio, contro 9.007 dal 7 al 13 luglio.

L'incremento delle degenze è stato invece più contenuto: +9,2% in Terapia intensiva (165 anziché 151); +7,7% in area non critica (1.194 a fronte di 1.108). La dinamica è analoga in Veneto, dove il confronto fra le due settimane ha visto passare le infezioni da 1.128 a 2.841, con un'impennata quindi del 151%. Nel frattempo, però, i pazienti intubati sono oscillati da 16 a 20 (+25%) e quelli accolti in altri reparti sono addirittura calati da 233 a 231 (-0,85%).


IL TETTO

Oltretutto la pressione ospedaliera rimane relativamente contenuta anche nelle ultime ore, a giudicare dal bollettino di ieri, che non ha contabilizzato nuovi decessi, mentre altre 43.867 iniezioni hanno condotto a 5.048.224 le dosi di vaccino somministrate. I malati Covid calano a 231 (-8) nei reparti ordinari e restano 20 quelli che necessitano della respirazione assistita. Ma il virus continua a circolare: altri 457 i contagi rilevati (su 37.489 tamponi), un aggiornamento che porta a 429.845 il totale dall'inizio dell'emergenza. Con una curva infettiva di questo tipo, il Veneto finirebbe in zona gialla, avendo superato il tetto di 50 casi ogni centomila abitanti: attualmente sono 54,2, così come nel Lazio sono 53,7, in Sicilia 55,7 e in Sardegna 65,7. Il prossimo decreto dovrebbe però cambiare gli indicatori, inserendo pure una nuova soglia di occupazione dei posti-letto, che al momento negli ospedali veneti risulta all'1% sia in Terapia intensiva che in area non critica.


IL DIBATTITO

Ma sulla revisione dei criteri il dibattito è aperto, in attesa delle decisioni che saranno assunte in giornata a Palazzo Chigi. Ieri la Conferenza delle Regioni ha alzato il tiro, «formulando l'ipotesi di portare, per la zona bianca, il limite massimo di occupazione dei posti letto in area medica al 30% e quello delle terapie intensive al 20%», ha riferito il presidente Massimiliano Fedriga. Lo stesso governatore leghista del Friuli Venezia Giulia ha precisato che la proposta è stata presentata «alla luce dell'attuale contesto epidemiologico, caratterizzato da un aumento dell'incidenza ma da una bassa occupazione dei posti letto ospedalieri, e dalla progressione intensa della campagna vaccinale». 
Evidentemente il tema è molto sensibile, per le implicazioni che il passaggio in fascia gialla comporterebbe sotto il profilo economico e sociale, tant'è vero che dallo stesso esecutivo sono arrivati segnali di apertura sul peso dei tassi di utilizzo dei reparti. Ha detto infatti il centrista Andrea Costa, sottosegretario alla Salute: «Non si esclude anche una ipotesi modulare in base all'incidenza dei casi. Quindi, potrebbero esserci anche delle percentuali variabili a seconda dell'incidenza dei contagi nelle diverse regioni. Potrebbe essere un modo per dare risposte più puntuali e cercare di non generalizzare, perché a volte generalizzando si rischia di penalizzare dei territori». 


LA CAUTELA

Gli esperti continuano comunque a predicare cautela. Avverte l'epidemiologo veronese Rodolfo Saracci, già presidente dell'International Epidemiological Association, in un intervento su Scienza in Rete: «Il rischio è di vedere tardi la progressione esponenziale dei contagi, poiché la curva delle ospedalizzazioni segue quella dei casi con un certo ritardo. Questo ritardo limiterebbe sostanzialmente l'efficacia delle misure di contenimento nel rallentare la trasmissione». Caustico è il professor Andrea Crisanti, direttore dell'unità di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova: «È sconcertante che dobbiamo assistere per la seconda volta all'aumento dei casi durante l'estate, vuol dire che non abbiamo imparato nulla».

Ultimo aggiornamento: 21:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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