Tivù locali, fra un mese un veneto su 4 rischia di non vederle più

Giovedì 3 Febbraio 2022 di A.Pe.
Tivù locali, fra un mese un veneto su 4 rischia di non vederle più Foto di Alehandra13 da Pixabay
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Fra un mese 1,3 milioni di veneti potrebbero non vedere più le televisioni locali. È l'allarme lanciato dai vertici delle 15 realtà operanti sul territorio regionale, a proposito del cosiddetto switch off, cioè la transizione dovuta all'arrivo delle nuove tecnologie della telefonia mobile 5G sulle frequenze della banda 700 MHz finora occupata dalle tivù.

Paventando il rischio di dover «ridurre investimenti e posti di lavoro», i proprietari delle emittenti chiedono al ministro Giancarlo Giorgetti e al sottosegretario Anna Ascani di promuovere un intervento legislativo durante la conversione in legge del decreto Milleproroghe.


LA SIMULAZIONE

La porzione di spettro elettromagnetico deve essere liberata entro il 1° luglio 2022, a beneficio delle compagnie telefoniche che hanno già acquistato le frequenze, con la conseguenza che gli operatori televisivi devono spostare i propri canali sugli spazi rimanenti. Qui sorge il problema segnalato da Telenuovo Rete Nord, Antenna Tre Veneto, Canale Italia 83, Tva Vicenza, Rete Veneta, Telearena, Tv7 Triveneta, Telepadova Italia 7 Gold, Tne Telenordest, Telechiara, Telemantova, Telepace, Telebellunodolomiti, Televenezia e Radio Birikina Tv.
Mentre alle televisioni nazionali in Veneto sono state dedicate dodici frequenze, a tutte emittenti locali ne è stata riservata una sola, «oltretutto assoggettata a dei vincoli radioelettrici che costituiscono, di fatto, insormontabili limitazioni» alla fruizione del servizio. «In buona sostanza spiegano i broadcaster una simulazione elaborata da una società di consulenza tecnica ha stimato che, per il fatto che il segnale locale verrà trasmesso con molta minor efficacia rispetto a quello delle emittenti nazionali, più di 1 milione di veneti (con particolare riferimento alle province di Verona e Mantova, alla provincia di Rovigo ed al Veneto Orientale) non potranno più ricevere il segnale delle emittenti locali». Secondo i calcoli verrebbe infatti coinvolto il 26,09% degli abitanti, con punte del 79,86% a Rovigo e del 52,58% a Verona, mentre la quota sarebbe del 19,07% a Belluno, del 17,82% a Padova e del 13,81% a Venezia.


L'EMENDAMENTO

La gestione dell'unica frequenza pianificata in Veneto è stata affidata a Raiway. Attraverso la Regione è stato attivato un tavolo tecnico con questo operatore di rete, superando secondo le tivù venete «molte criticità, ma non la più grave di tutte», vale a dire i vincoli che penalizzano la ricevibilità del segnale. La soluzione prospettata è un emendamento alla legge di conversione del decreto Milleproroghe, attualmente in discussione alla Camera, che consenta autonomamente all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni «di avviare un'istruttoria sui concreti progetti di rete degli operatori assegnatari» e di intervenire «attenuando le limitazioni radioelettriche alla frequenza».
Aggiungono i promotori della richiesta: «L'approvazione di una tale disposizione legislativa risulta assolutamente urgente ed improcrastinabile, ciò è necessario per evitare che larghe fasce della popolazione non possano più ricevere i programmi locali con gravissimi e molteplici danni rispetto al principio del pluralismo dell'informazione, al diritto di centinaia di migliaia di utenti di avere una corretta, capillare informazione a livello territoriale, alla sopravvivenza del settore delle emittenti locali». Si associano Nicoletta Rampazzo e Nicola Atalmi (Slc Cgil Veneto): «Ci preoccupano sia le possibili ricadute occupazionali per il settore che quelle sul pluralismo dell'informazione a livello territoriale».

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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