Le "cattive" azioni di Veneto Banca
Il rapporto Consob. E c'è un "giallo"

Sabato 21 Maggio 2016 di Maurizio Crema
Le "cattive" azioni di Veneto Banca Il rapporto Consob. E c'è un "giallo"
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Una premessa è d'obbligo: i rilievi mossi dalla Consob (la Commissione che vigila sulle società e la borsa) a Veneto Banca e ai suoi ex amministratori non sono sentenze di condanna e saranno oggetto di controdeduzioni e di repliche da parte degli interessati. Ciò detto, il rapporto di 61 pagine elaborato dagli ispettori del presidente Vegas, e di cui già nell'edizione di ieri abbiamo rivelato alcuni dei principali filoni, rappresentano un documento di sicuro interesse, non solo giornalistico, per comprendere la storia recente di Veneto Banca. Oggi l’attenzione è puntata sui titoli dell’istituto di Montebelluna. 

GIALLO SUL PREZZO

Un intero capitolo, lungo quasi 10 pagine (da pagina 52 a pagina 61), del rapporto Consob è dedicato al prezzo delle azioni di Veneto Banca. I titoli sono passati dai 39,5 euro dell’aprile 2014 ai 30,5 del 2015 per precipitare nel dicembre dello stesso anno ai 7,3 euro del valore di recesso per la trasformazione della banca in spa. Ora si attende la quotazione in Borsa che avverrà a un prezzo infinitamente più basso anche di quello di recesso. L’attenzione della Consob si sofferma però soprattutto sulle modalità con cui veniva definito nel recente passato il prezzo delle azioni Veneto Banca. In particolare l’attenzione degli ispettori si fissa sulla riunione del consiglio d’amministrazione del 7 aprile 2015 in cui venne approvato di ridurre il prezzo delle azioni da 39,5 a 30,5. Una riunione piuttosto animata del cda di Montebelluna che portò l’allora vice presidente Vardanega a esprimere voto contrario e ad annunciare le proprie dimissioni, poi momentaneamente rientrate. Consob sottolinea "carenze procedurali" e, soprattutto, rileva che il cda (con il solo voto contrario di Vardanega) scelse di definire il prezzo utilizzando come criterio l’Mpc, il Metodo Patrimoniale Complesso, che aveva individuato la forbice di prezzo tra 29,54 e 33,06 euro, scartando invece l’altro metodo, il Ddm, che individuava una forbice assai più bassa: 22,54-28,03. Ma la stessa Consob fa notare che proprio uno degli esperti indipendenti nominati dalla banca per la perizia, il professor Rutigliano, ha definito l’Mpc, cioè la metodologia usata da Veneto Banca, "ormai rara nella pratica e pressochè trascurata dalla dottrina aziendalistica". Insomma, fa capire Consob, la banca per fissare il prezzo più alto, avrebbe utilizzato un metodo di calcolo ormai in disuso. Ciliegina sulla torta: il nuovo prezzo venne approvato dal cda in carica nell’aprile 2015 prima che intervenisse il parere del collegio sindacale.

VENDITE PILOTATE

Un altro capitolo che riguarda le azioni della banca su cui hanno concentrato la loro attenzione la Consob è quello del ruolo dell’istituto nella compravendita di azioni proprie. Gli ispettori avrebbero rilevato un forte coinvolgimento delle strutture della popolare nello scambio di titoli fra soci "in relazione ai quali ha di fatto svolto un un ruolo di intermediazione operando al di fuori delle regole e dei limiti. Un'attività parallela a quella ordinaria della banca estranea ai presìdi e ai limiti connessi con la prestazione di servizi di investimento". In particolare il rapporto si sofferma su un'operazione tra due soci: la cessione da parte di Enzo Pavan di Pordenone a Gennaro Pascariello di Avellino di un pacchetto di titoli del valore di 6,8 milioni. In base a quanto ricostruito sarebbe stata la Banca stessa, contrevvenendo alle regole, a rendere possibile l'operazione. Ma, soprattutto, annota Consob, in questo caso al "signor Pavan ai fini della liquidazione tempestiva della rilevante partecipazione, è stato riservato un trattamento di estremo favore". Infatti questi "risulta aver scavalcato 2.450 ordini di vendita". Cioè oltre 2mila soci che erano da tempo in attesa di vendere le loro azioni senza riuscirci. Dettagli aggiuntivo: secondo gli ispettori per aver reso possibile questa operazione il vice presidente di Banca Apulia, una controllata di Veneto Banca, Errico Ronzo, avrebbe ricevuto una parcella di 52mila euro, pagata dalla stessa Veneto Banca.

CLIENTI INADEGUATI

Secondo gli ispettori della Consob, l'istituto di Montebelluna avrebbe collocato titoli presso i propri clienti anche in mancanza dei necessari requisiti. In particolare per quanto riguarda l'obbligazione emessa da Veneto Banca nel 2014-2017 al tasso fisso del 4% "su un totale di 9.352 operazioni, per un controvalore di 22.555.015 euro, solo il 46,44% è risultato adeguato...inoltre si evidenzia la presenza di 9 operazioni per un controvalore di 100.380 euro che risultano essere state eseguite nonostante una valutazione di inadeguatezza". In sostanza, secondo gli ispettori della Commissione, una parte importante di questi titoli obbligazionari sarebbe stata fatta acquistare a clienti-investitori senza rispettare le procedure previste a tutela del risparmiatore.

FINANZIAMENTI AD HOC

Gli ispettori Consob si sono molto concentrati, come abbiamo già riferito ieri, sull’aumento di capitale del 2014. Nel procedimento viene evidenziato "un frequente impiego di finanziamenti quale forma di pressione per favorire l'operatività su azioni proprie, sia sul mercato primario che secondario". Per migliorare le condizioni di negoziabilità delle azioni di Veneto Banca sarebbero state adottate iniziative non ufficiali: riconoscimento di rendimenti garantiti del 3% a semestre per clienti che avessero effettuato un rilevante investimento nelle azioni della banca; previsione di una clausola di salvaguardia, ossia un indennizzo in caso di diminuzione delle azione, nonché dalla riliquidazione di interessi e commissioni ad alcuni grandi socio. Per garantire questo aumento di capitale era stata avviata anche una raccolta di manifestazioni di interesse non vincolanti mediante un modulo ad hoc che in alcune aree operative della banca non è stata nemmeno utilizzata perché ritenuta da un direttore "inopportuna e potenzialmente fuorviante in assenza di informazioni certe sull'operazione". In ogni caso il giudizio degli ispettori su questa materia è abbastanza secco: "La Banca -è scritto a pagina 30 del rapporto- ha messo in essere condotte che hanno alterato il processo di formazione della decisione di investimento dei soci senza tener conto degli interessi dei medesimi, nel perseguimento delle proprie esigenze di rafforzamento patrimoniale di contenimento dell’elevato peso dei titoli inveduti".
Ultimo aggiornamento: 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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