Processo Veneto Banca: in aula gli ispettori Bce. Crediti inesigibili e baciate

Martedì 15 Giugno 2021 di Alberto Beltrame
Processo Veneto Banca: in aula gli ispettori Bce. Crediti inesigibili e baciate

TREVISO - Un uomo solo al comando. Almeno fino a giugno 2015. Colpa anche di un Cda litigioso e, per alcuni versi, impreparato ad affrontare le traversie della banca. Oltre ai dati sulla reale situazione patrimoniale dell'istituto di credito prima del crac e alle manovre finanziarie per dopare il valore delle azioni poi diventate carta straccia, è questo il quadro fornito dai due ispettori della Banca d'Italia che nel 2013 e il 2015 hanno guidato gli accertamenti della Bce su Veneto Banca.

Ieri mattina, nel corso del processo a carico di Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato ed ex direttore generale dell'istituto di credito, indagato per aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, sono stati sentiti dai giudici Bruno Giannattasio e Vincenzo Nardone, i due ispettori della Bce il cui lavoro si è concentrato, in due fasi diverse, tanto sui dati contabili e finanziari quanto sulla governance delle banca e sulle policy seguite. 


LE SOFFERENZE
Gianattasio, rispondendo alle domande del pubblico Ministero Massimo De Bortoli, ha spiegato i criteri scelti, a livello europeo, per passare al setaccio le operazioni di Veneto Banca, subito inserita tra i 25 istituti di credito con un deficit, stimato di 710 milioni di euro. In particolare, analizzando il portafogli clienti delle posizioni più esposte, è stato calcolato che circa il 24% delle posizioni creditizie dovevano essere riclassificate, anche in base ai nuovi standard europei, perchè relative a crediti difficilmente esigibili. In particolare, ha riferito l'ispettore, nell'ambito immobiliare stime e perizie non erano sottoposte ai dovuti aggiornamenti. «Il problema è quello della classificazione a sofferenza piuttosto che a incaglio dei crediti - spiega l'avvocato di parte civile Pierluigi Fadalti - perchè a seconda della classificazione vanno computati o meno nel patrimonio di vigilanza. Un credito a incaglio è di improbabile realizzo, mentre uno a sofferenza è relativo a un debitore attualmente in difficoltà ma che riuscirà, prevedibilmente, a onorare quanto dovuto. L'altro problema è la valorizzazione degli immobili. Le stime di mercato, non aggiornate, vanno decurtate del 10% ma, invece, erano ipervalorizzate. I motivi sono tanti, ma per noi era un modo per tenere su la banca, che dal 2013 era già in default». 


LE BACIATE
Nel corso dell'udienza di ieri l'ispettore Vincenzo Nardone invece ha spiegato gli obiettivi del lavoro del suo team, che era prima di tutto quello di verifica della governance generale della banca, il ruolo del direttore generale, il sistema dei controlli, la qualità di alcuni dirigenti ma soprattutto l'aumento di capitale del 2014, che fu di 490 milioni di euro. Uno dei risultati, ha spiegato, è che circa il 21 per cento delle azioni collocate risultavano finanziate dalla stessa Veneto Banca. E nel complesso, fra il 2009 e il 2015, quando si concluse la seconda ispezione decisa dalla Banca Centrale Europea sulla ex popolare di Montebelluna, le operazioni baciate ammontavano a circa il 35 per cento, oltre 347 milioni di euro. «Sono stati sentiti due ispettori che hanno lavorato per Bce nel corso di due verifiche su Veneto Banca - afferma il legale di Consoli, l'avvocato Ermenegildo Costabile -: il primo è quello che ha lavorato nella prima verifica, e che riguarda l'asset quality review, in vista di un passaggio di competenza di alcune grandi banche sotto la responsabilità della Bce. Data la diversa valutazione dei crediti hanno voluto fare un esercizio di natura prudenziale che teneva conto di parametri nuovi: questo esercizio non aveva per quello che dice la stessa Bce valore contabile. E con i nuovi parametri erano stati effettuati dei maggiori accantonamenti per circa 200 milioni di euro. Non ha detto che i bilanci che erano fatti male, ma che i nuovi parametri avevano dato luogo a livello europeo a diversi miliardi di euro in tutta Europa. Le valutazioni sono state recepite dalla banca. Questi deficit patrimoniali così come le altre 14 banche italiane è stato ripianato e fronteggiato con le misure di rafforzamento patrimoniale dell'estate del 2014». «Il secondo ispettore - continua Costabile - aveva il compito di verificare se a fronte dell'ispezione di Banca d'Italia erano state seguite le prescrizioni date. Ha detto che il perimetro dell'ispezione è stata ampliata per vedere anche il fenomeno delle azioni finanziate e che il Cda risentiva della presenza di Consoli. Ma cosa doveva fare? Confinarlo nonostante il ruolo esecutivo importante? Quanto alle baciate sarebbero emerse 24 milioni di baciate su un aumento di capitale di 500 milioni. E a fronte di altre 157 milioni di baciate ne sarebbero emerse 48. Il punto è che non si capiscono i parametri usati per l'individuazione delle baciate visto che in altre ispezioni, come alla Popolare di Vicenza, ne sono stati usati altri, ben diversi e meno stringenti».

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