Finti guasti al pc per vendere azioni spazzatura ai clienti Veneto Banca

Sabato 30 Giugno 2018 di Denis Barea
Finti guasti al pc per vendere azioni spazzatura ai clienti Veneto Banca
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TREVISO - «Mi scusi ma il computer si è bloccato. Intanto firmi il modulo, che poi lo compiliamo con calma». C'era anche la scusa del software impantanato tra le tecniche che sarebbero state usate in Veneto Banca, ma anche nelle filiali della Popolare di Vicenza, per aggirare i blocchi della procedura certificata da Consob con cui si dovevano profilare i clienti a cui veniva proposto l'acquisto di azioni. Regole precise che vietano la concentrazione del rischio, per fare in modo che il risparmio gestito venga utilizzato diversificando l'impiego e non mettendolo tutto su una singola tipologia di titoli. E che prevedono che il cliente sia una persona che conosce la natura e quindi i rischi del mercato azionario. Ma in Veneto Banca si sarebbe fatto diversamente: e così poveri sprovveduti firmarono  documenti in cui risultavano esperti trader, e tante famiglie furono convinte a mettere tutti i propri risparmi nelle azioni della ex popolare. Che passarono da 40 euro l'una a pochi centesimi, dilapidando miliardi. Si tratta di pratiche che a Treviso sono oggetto dell'indagine per truffa, falso in bilancio e in prospettazione aperta al sostituto procuratore Massimo De Bortoli e che fanno capolino anche nelle carte del procedimento per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza arrivato da Roma per competenza territoriale, in cui si arrivava a ipotizzare addirittura una possibile manomissione del software per forzare le procedure. 
IL TRUCCOMa a raccontare quello che succedeva davvero è un ex dipendente della filiale Veneto Banca di Verbania, indagato dalla locale Procura con l'accusa di truffa ai danni di decine se non centinaia di risparmiatori e la cui ricostruzione viene ora confermata anche dagli avvocati che hanno presentato le migliaia di denunce per truffa e estorsione di cui si occupa la Procura di Treviso. Agli inquirenti piemontesi l'uomo ha raccontato che aggirare i blocchi della procedura computerizzata per la profilazione del rischio da cui dovrebbe scattare la luce verde per procedere al collocamento azionario era quasi un gioco da ragazzi: bastava scambiare i documenti da far firmare, sostituendo quelli della procedura di consulenza con i cosiddetti modelli execute only, in cui il cliente dichiara di essere a conoscenza dei rischi e si assume la piena responsabilità dell'investimento. Un trucco che non sarebbe stato confezionato nelle filiali: si sarebbe trattato invece di una direttiva impartita dalla sede centrale di Montebelluna. 
GOLA PROFONDAEÈ una versione dei fatti che coincide con quella fatta agli investigatori dal super testimone trevigiano, l'ex dipendente con compiti di funzionario che ha documentato come tutte le disposizioni su come vendere a tutti i costi sarebbe arrivato direttamente dai vertici di Veneto Banca attraverso i capi area, secondo una catena di comando confermata dalle mail arrivate nelle filiali e in cui si sosteneva che piazzare le azioni era, per la banca, una questione di vita o di morte. «Lo schema è quello di sempre - incalza l'avvocato Luigi Fadalti - già utilizzato anche in altri scandali finanziari come quello Parmalat: affibbiare a persone semplici un profilo da esperto trader finanziario». 
Denis Barea

Ultimo aggiornamento: 12:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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