Prestiti senza alcuna garanzia: bufera su Veneto Banca

Venerdì 29 Giugno 2018 di Denis Barea
Prestiti senza alcuna garanzia: bufera su Veneto Banca
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TREVISO - Centinaia di milioni sotto forma di prestiti e affidamenti concessi non solo chiudendo un occhio sul merito creditizio ma addirittura in totale assenza di garanzie. E un esercito di grandi debitori a tutt'oggi insolventi per un valore complessivo che sarebbe ben superiore al mezzo miliardo di passivo accertato nella liquidazione di Veneto Banca dai giudici della II sezione fallimentare del Tribunale di Treviso. È su questi capitoli della storia della ex popolare di Montebelluna che adesso vuol fare luce il sostituto procuratore Massimo De Bortoli con l'indagine per bancarotta che sta per partire. L'ipotesi è che i soldi usciti dalle casse della banca in chiara violazione delle  regole sul credito fissate a livello europeo costituirebbero gli elementi di una evidente distrazione del patrimonio che ha contribuito in maniera decisiva a causare l'insolvenza. 


I RESPONSABILI
Lo stesso discorso varrebbe per la presunta condotta omissiva - che sarebbe proseguita nel periodo successivo ai consigli di amministrazione guidati da Consoli - che ha fatto in modo che si perdesse per strada un'altra infornata da centinaia di milioni di euro riconducibili ai cosiddetti insolventi eccellenti, tutti nomi in maiuscolo dell'economia italiana che a un certo punto hanno smesso di ripagare i loro debiti milionari senza che però Veneto Banca facesse nulla per rientrare delle esposizioni diventate più che a rischio. Il lavoro della Procura potrebbe insomma svelare come si sia arrivati a un disastro tale da far intervenire la Banca centrale europea (che il 23 giugno del 2017 tolse la patente di banca alla ex popolare in stato di dissesto) e causare l'insolvenza rilevata dai giudici fallimentari. 

MANICA LARGA
Erano gli anni dei mutui ipotecari fino al 120% del valore delle case, dei finanziamenti alle imprese con mezzo occhio chiuso e del credito al consumo alle famiglie erogato con la manica larga. Secondo qualcuno tutto questo contribuì a reggere allo shock dell'introduzione dell'euro che mettendo fine alla leva competitiva della svalutazione della lira aveva mandato in difficoltà il modello economico del piccolo e bello nordestino. Per altri si trattò al contrario di una scelta suicida; quando la recessione colpì duro tanti di quei crediti divennero di fatto inesigibili mandando gambe all'aria gli equilibri finanziari di Veneto Banca. Arrivò allora la stretta alle erogazioni verso famiglie e imprese ma, è una delle ipotesi della Procura di Treviso, non per tutti. 

I PRIVILEGIATI
Perché anche dopo il 2012, malgrado i bilanci della ex popolare fossero zavorrati dalle sofferenze, qualcuno avrebbe continuato a beneficiare di trattamenti di favore sia che si trattasse di restituire i finanziamenti o di riceverli. Per ora De Bortoli sarebbe intenzionato a non riunificare i vari filoni d'indagine, da quello sulla bancarotta al procedimento per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza trasferito da Roma (e per il quale il pm ha disposto una nuova perizia sullo stato patrimoniale di Veneto Banca), da quello per truffa, falso in bilancio e falso in prospetto all'inchiesta aperta sull'operato dei revisori della PricewaterhouseCoopers e per cui si ipotizza il reato di falso in certificazione, facendoli viaggiare in maniera parallela. 

GLI SCENARI
Nel frattempo gli scenari che si aprono con la dichiarazione di insolvenza potrebbero avere conseguenze anche nei confronti di chi nella primavera del 2017 decise di aderire all'offerta pubblica di transazione.

Su di loro pende infatti la spada di Damocle delle azioni revocatorie tipiche dei fallimenti, con lo spettro di essere chiamati a restituire quanto hanno ricevuto come parziale ristoro delle perdite subite.

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