Palesa difende Veneto Banca:
«I piccoli mettano i risparmi in Posta»

Lunedì 21 Dicembre 2015
Giorgio Palesa
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TREVISO - «La gente ha capito, anche se era delusa e arrabbiata. Adesso con la spa cambieranno molte cose». Giorgio Palesa, imprenditore e azionista di Veneto Banca, guarda alle vicende dell’istituto con realismo. E ribadisce un concetto destinato a far discutere: chi investe in banca non dovrebbe farlo per trovare un porto sicuro ai propri risparmi, ma per mettere in circolazione del denaro, cercare un profitto. Assumendosi anche tutti i rischi del caso.

Palesa, quella di sabato è stata l'ultima assemblea dei soci nella storia di Veneto Banca. Con la spa non ce ne saranno più.
«Vero. Si cambia. E se avrò del denaro, prenderò delle azioni. Finalmente, con la spa, il voto di chi investe pesantemente non varrà come quello del piccolo artigiano o del pensionato con 10mila euro. La banca non è una onlus».

Gli imprenditori devono avere più peso?
«Imprenditori e piccoli risparmiatori hanno obiettivi diversi. Mi fa ridere sentir parlare di banca del territorio, una cosa che non ha senso. Un imprenditore ha bisogno di una banca che dia soldi a chi ha bilanci a posto, ha necessità di far girare il proprio denaro. E per questo si assume dei rischi».

E i piccoli risparmiatori?
«Se vogliono investire ci sono le banche del credito cooperativo. Con tutto il rispetto, la signora Maria sarebbe meglio se depositasse la propria pensione in Posta dove ha una rendita piccola ma sicura o comprasse titoli di Stato. Lasci perdere le azioni».

E una Veneto Banca in versione spa è più vicina alle esigenze delle imprese?
«Sicuramente sì. Si ragiona in modo diverso. Se uno compra azioni dev’essere disposto ad assumersi dei rischi. Io, con Veneto Banca, ci ho perso. Ma va bene così perché fa parte del mio lavoro».

C'è chi accusa i dipendenti di aver spinto a investire in azioni anche chi non aveva i mezzi per farlo.
«I dipendenti hanno fatto il loro lavoro. L'obiettivo di una banca è vendere denaro come il mio è vendere computer. Alla fine contano i risultati. E nessuno, immagino, sia stato costretto a comprare azioni con la forza».
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