Azienda veneta cede 15,6 milioni di dati personali a Fastweb: stangata

Venerdì 8 Giugno 2018 di Angela Pederiva
Azienda veneta cede 15,6 milioni di dati personali a Fastweb: stangata
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TREVISO - Nei giorni in cui il mondo è scosso dal datagate che coinvolge Facebook e Cambridge Analytica, anche il Veneto ha il suo scandalo dei dati personali. Si tratta della maxi-sanzione con cui il Garante della privacy ha stangato un'impresa trevigiana, accusata di aver ceduto qualcosa come 15,6 milioni di anagrafiche ad un colosso delle telecomunicazioni, senza il consenso degli interessati. Una multa da 100.000 euro che, a quasi dieci anni dai primi accertamenti, diventa ora definitiva: ieri è stata  infatti pubblicata la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l'ultimo ricorso.

L'AZIENDA
Al centro della vicenda giudiziaria c'è l'ordinanza-ingiunzione emessa il 7 febbraio 2013 dal Garante per la protezione dei dati personali nei confronti di Edipro, società che ha sede in viale della Repubblica a Treviso e che nel proprio sito web si presenta come «uno degli operatori più attivi del mercato nella gestione delle campagne di Telemarketing e Direct Mailing Cartaceo». Il suo fondatore è Fabrizio Pilotto, già esponente dei Radicali e diventato famoso alle Europee del 1999 per aver dato vita «al più grande mailing nazionale per la Lista Bonino con 20 milioni di lettere inviate in 2 settimane», tanto da riscuotere uno storico 8,5% di consensi. «La mia azienda, Edipro, vuol sempre fare tutto esageratamente...», scriveva tre anni fa l'imprenditore residente a Tombolo, presentando un video promozionale di questo tenore: «Se mettiamo in fila tutte le lettere da noi inviate agli italiani... farebbero... 6 volte il giro del mondo: questo è il segreto del telemarketing».

LE ISPEZIONI
Secondo la tesi dell'Autorità, che ha resistito sia in Tribunale a Treviso che davanti alla Suprema Corte, fra gli ingredienti del successo ci sarebbe però stata anche la cessione di database in violazione del Codice in materia di protezione dei dati personali. «L'accertamento ispettivo nei confronti di Edipro si legge negli atti era ricompreso in una più ampia attività di controllo nei confronti dei principali operatori del settore del telemarketing e del marketing mediante posta cartacea, che si era resa necessaria in conseguenza del dilagante fenomeno delle telefonate di disturbo e della indiscriminata raccolta e comunicazione di dati personali». Le ispezioni erano avvenute nel 2009: il 27 e 28 aprile negli uffici di Edipro e il 14 e 15 maggio nella sede di Fastweb. «Dagli accertamenti riassumono i giudici era emerso che Edipro aveva ceduto a Fastweb quindicimilioniseicentomila anagrafiche contenute nella propria banca dati denominata DB Consumer Italia». Nomi e cognomi, indirizzi e recapiti telefonici di potenziali clienti erano dunque passati dagli archivi dell'impresa trevigiana al call center del gigante telefonico, senza che i cittadini coinvolti ne fossero a conoscenza.

LA NOTIFICA
Dopo un primo provvedimento di accertamento del trattamento illecito dei dati personali, emanato il 28 gennaio 2010 (e confermato dal Tribunale il 15 febbraio 2011), il 20 aprile era stata notificata la contestazione del mancato consenso degli interessati all'operazione: una stangata da 100.000 euro, a cui Edipro si era opposta, trovando però il muro dei giudici trevigiani il 23 gennaio 2014. Ed ora anche quello degli ermellini, per i quali la valutazione di primo grado era stata corretta, malgrado l'azienda sostenesse che il Garante si fosse mosso fuori dai termini. Fissando un parallelo con quanto già previsto per le sanzioni Consob, la Cassazione ha infatti stabilito che, in caso di mancato rispetto della privacy, il termine di 90 giorni previsto per la notifica della violazione decorre dal momento in cui l'Autorità abbia acquisito piena conoscenza della condotta illecita.
Ultimo aggiornamento: 13:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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