In arrivo tremila stagionali per la vendemmia: laboratori mobili per i test tra i filari

Mercoledì 19 Agosto 2020
In arrivo tremila lavoratori stagionali per la vendemmia

TREVISO - La carica dei tremila. Dalla prossima settimana, mano a mano che inizieranno ad arrivare in Italia, prenderà il via la campagna per effettuare test e, se necessario, tamponi a tutti i lavoratori stagionali richiamati nella Marca per la vendemmia. Ieri mattina.martedì 18 agosto, il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi e il direttore della Coldiretti Antonio Maria Ciri si sono incontrati per fare il punto della situazione e per stabilire come muoversi. La scelta fatta è molto semplice: individuare tre aree, due nella zona del prosecco in sinistra Piave e una nel cuore della produzione di vini rossi nell'opitergino, dove organizzare dei punti di raccolta e farvi confluire i lavoratori stagionali per i controlli. «Abbiamo individuato Valdobbiadene, Conegliano e Oderzo come aree strategiche - spiega Benazzi - in modo da coprire le zone dove si concentra il maggior numero di aziende interessate alla vendemmia. Qui allestiremo dei punti per fare prima i test sierologici e poi, a chi dovesse risultare positivo, i tamponi di conferma. Sono circa tremila persone in arrivo. Abbiamo pianificato tutto con la Coldiretti e con la Confagricoltura».

I POSTI
La questione adesso è trovare il posto giusto: «Le associazioni di categoria hanno detto che ci daranno una mano per individuare uno spazio adatto in ogni zona - continua il direttore dell'Usl - pensiamo a un'area messa a disposizione da qualche azienda agricola dove poter fare i test, e quindi che possa accogliere almeno un centinaio di persone alla volta, rispettando le distanze di sicurezza e con un parcheggio adeguato. L'idea è quella di partire la prossima settimana e finire per l'inizio della vendemmia».

I NODI
Nel mondo del vino la preoccupazione però non manca. In caso di lavoratori positivi, le aziende dovranno individuare anche dei posti dove alloggiare i dipendenti stagionali per i quattordici giorni di quarantena precauzionale. Un problema non da poco che potrebbe incidere sui costi: da una parte per l'assenza forzata dei lavoratori, dall'altra per eventuali spese non previste. «Stiamo lavorando per andare incontro alle esigenze delle aziende - spiega Ciri, direttore di Coldiretti Treviso - assieme all'ente bilaterale stiamo chiudendo un accordo per sostenere economicamente chi dovrà mettere a disposizione alloggi per i lavoratori che saranno trovati positivi». Ma questo è il meno. La prospettiva che preoccupa di più le aziende è ritrovarsi con meno personale di quello previsto per la raccolta dell'uva.

E in un anno già sufficientemente ricco di problemi e difficoltà, non sarebbe la situazione ideale: «Una preoccupazione c'è - dice Cirri - bisogna ammetterlo. Ma le nostre aziende stanno cercando di attrezzarsi puntando anche sulla manodopera italiana. In tanti si sono messi a disposizione. Avrebbero potuto essere anche di più, ma la nostra proposta di pensare ai vaucher per chi lavora nell'agricoltura non è stata accolta. Speriamo sempre in un ripensamento, ma non ci sono molto margini. Questo vuol dire che persone in cassa integrazione e quindi senza lavoro, per esempio, non possono essere prese in considerazione». Per le misure di sicurezza invece le preoccupazioni sono minori: «Tutte le aziende si sono ben attrezzate. Noi abbiamo detto nel dettaglio cosa fare in materia di prevenzione e per eseguire alla lettera quanto previsto dall'Usl. Da questo punto di vista non ci saranno problemi di sorta».

Ultimo aggiornamento: 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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