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Veglia rom davanti all’obitorio per salutare il capofamiglia: intervengono i carabinieri

Nordest > Treviso
Lunedì 4 Gennaio 2021 di Vera Manolli
I rom davanti all'obitorio
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MONTEBELLUNA - In trenta a vegliare sulla salma del capofamiglia, mancato improvvisamente a causa del Covid. Ha richiesto l’intervento dei carabinieri, a sorvegliare la situazione, la presenza di familiari e amici di Muharem Salkanovic fuori dall’obitorio di Montebelluna, dove moglie e figli fanno la veglia, da quattro giorni, davanti al parcheggio. «Vogliamo vedere per l’ultima volta nostro padre» ripetono. Sono circa una trentina, amici e parenti arrivati da tutto il nord est per dare l’ultimo saluto a Salkanovic, morto a 65 anni. I famigliari rom monitorati dai carabinieri di Montebelluna, si sono accampati anche con i camper tra il parcheggio del San Valentino e l’obitorio dove ieri mattina i figli del capofamiglia hanno celebrato una preghiera in suffragio per il loro papà.


IL RICOVERO
Muharem Salkanovic era stato ricoverato una settimana prima di Natale all’ospedale San Giacomo di Castelfranco dove poi, secondo i parenti, avrebbe contratto il coronavirus. A raccontare la storia è il figlio 36enne, Zlatko che ha visto l’ultima volta suo padre attraverso la finestra della camera d’ospedale. «Papà era una roccia ma da un po’ di tempo aveva un dolore alla spalla - racconta -. Il 18 dicembre era andato in ospedale a Montebelluna dove, dopo alcune analisi, gli avevano trovato acqua nei polmoni». Il sessantacinquenne si era recato inizialmente al San Valentino dove, sottoposto a tampone, era risultato negativo. Così era stato subito trasferito nella struttura ospedaliera di Castelfranco dove era rimasto ricoverato fino al 23 dicembre. Anche lì i figli lo andavano a trovare rimanendo però fuori dall’ospedale e aspettando che il genitore si affacciasse alla finestra.«Lo chiamavamo ogni giorno - racconta in lacrime il figlio - lo sentivamo tranquillo e stava bene a parte quel dolore, ma non sembrava preoccupato anzi ci raccontava tutto quello che faceva durante la giornata». Arriva il giorno delle dimissioni e a Salkanovic viene fatto un primo tampone che sarebbe risultato negativo. «Il giorno prima di tornare a casa ci aveva raccontato che un’infermiera era risultata positiva -  spiega un altro figli - il giorno che avrebbe dovuto lasciare l’ospedale gli avevano fatto due tamponi: il primo era risultato negativo mentre il secondo, il molecolare, aveva dato esito positivo». Insomma, secondo i parenti, Salkanovic, avrebbe preso l’infezione in ospedale , «e vista la sua positività è stato immediatamente trasferito nel reparto Covid di Montebelluna».


IL PICCHETTO
Dal 23 dicembre parte della famiglia Salkanovic si è barricata fuori dall’ospedale attendendo notizie e aspettando quel saluto che il sessantacinquenne fino a un quarto d’ora prima di morire regalava a moglie, figli e nipoti. Si erano salutati solo qualche minuto prima della mezzanotte del 31 dicembre, con Salkanovic sempre affacciato alla finestra dell’ospedale. Subito dopo le condizioni sarebbero precipitate. «Abbiamo capito subito che c’era qualcosa che non andava e abbiamo chiamato il suo medico che si è subito precipitato qui in ospedale». La notizia arriva a mezzanotte: il cuore del sessantacinquenne si era già fermato per sempre. «Sappiamo che i medici e gli infermieri hanno fatto tutto il possibile e possiamo solo ringraziarli per questo, - e aggiunge il 36enne-, però vogliamo vedere nostro padre per l’ultima volta».

Vanno alle Poste con la card per riscuotere il reddito di cittadinanza, ma nessuno dei 23 romeni ne aveva diritto


 

Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 14:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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