Santa Felicita, i segreti della valle maledetta del Veneto

Mercoledì 2 Novembre 2022 di Giovanni Carraro
Santa Felicita, i segreti della valle maledetta del Veneto
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Una fessura stretta e profonda, la Valle Santa Felicita penetra nel Massiccio del Grappa interrompendo la sua continuità quasi a volerne esplorare ogni recondito segreto. Misteriosa, isolata e al tempo stesso magica e maledetta, è pane per i denti di Roberto Frison, scrittore e un po' artista di Romano d'Ezzelino, noto per aver studiato e raccontato le singolari vicende accadute secoli fa in quella valle, storie di streghe e di folletti nate nel medioevo e forse ancor prima di Cristo.

Frison ama la sua terra più di ogni altra cosa, basta ascoltarlo mentre racconta vicende e personaggi all'ombra del Sacello del Buon Consiglio che troneggia là dove la valle si apre in pianura come un ponte di congiunzione tra l'umano e il divino. Tutti in paese lo conoscono, grandi e piccini, Frison è un antico cantastorie dei giorni nostri.


TERRA PRAVA
Valle Santa Felicita si trova sul confine Treviso-Vicenza, tra Borso del Grappa e Romano D'Ezzelino. Ebbe periodi di prosperità grazie all'importante mercato concesso dall'imperatore Ottone III nell'anno Mille e ad un monastero nel quale subentrarono le benedettine. Queste dopo un periodo dignitoso non tennero fede alla rigorosa disciplina, così arrivarono gli eremiti Gerolimini: peggio che tempesta. Maldicenze e liti mandarono in disgrazia il monastero. Scrisse D. Bortoli nel 1880: Il demone della discordia armò il cielo provocando l'alluvione del XVII secolo che spazzò via gli edifici religiosi. «Parole che confermano la nomea di valle maledetta. Infatti fino al 1259 questa era la terra di Ezzelino III da Romano», racconta Frison. «Egli fu acerrimo nemico della Chiesa e sostenitore dell'imperatore tanto da subire due scomuniche e una crociata. Ezzelino, oggi padre putativo del Veneto, allora era il tiranno, figlio del demonio, l'uomo nero e con lui la sua terra, che Dante immortalò nella Divina Commedia come terra prava».


CACCIA ALLE STREGHE
Il Concilio di Trento ebbe gioco facile nel confinare in quella valle gli spiriti maligni, offrendo loro la possibilità di muoversi nel buio della notte dopo il rintocco dell'Ave Maria. Ecco quindi che folletti dispettosi, fuochi fatui e il fantasma di Ezzelino si muovono incutendo timore ai coraggiosi che osano oltrepassare il sacello, come gli abitanti di Galliera che il 19 agosto 1723 partirono a piedi in processione, raccogliendo i parrocchiani di Godego e di Rossano per arrivare fino in valle ad esorcizzare i fuochi fatui ritenuti la causa degli incendi dei loro casolari. Fatti e tradizioni che fanno di questo sito la valle nera, prova ne sia quel piccolo colle isolato a ridosso di via Tedesca che ancor oggi è chiamato, con non poco timore, Colle delle Streghe. La presenza religiosa in valle è simboleggiata dal Sacello della Madonna del Buon Consiglio, eretto nel 1816 come ex voto contro alluvioni e temporali e difeso con una struttura muraria nel 1922 come ringraziamento per lo scampato pericolo e lo sfollamento della Grande Guerra.


VALLE DELLO SPORT
Falesie di arrampicata, volo libero e tanto trekking, la Valle Santa Felicita è un punto di riferimento per chi vuole spingersi oltre ad una semplice scampagnata. Qui, infatti, si viene per provare emozioni e per mettere alla prova le proprie gambe di fronte ai grandi dislivelli verso le cime del Massiccio del Grappa grazie a numerosi sentieri che risalgono i ripidi versanti. Tra questi, il sentiero Cai n.952. «Noi lo chiamiamo Cavallo perché sale sul lembo montuoso il cui profilo ricorda la schiena del quadrupede», spiega Frison. «È un sentiero frequentatissimo che riassume civiltà contadina, Grande Guerra, agonismo. Rappresenta un elemento di forza perché cela un'anima». Più a nord vi è un altro storico sentiero che, unito al Cavallo, permette di completare un anello molto interessante. È il sentiero Cai n.954 Due Valli che qui chiamano della Sara. «A metà del tratto di quota 580, vi è una tabella con una foto della Grande Guerra che illustra una ardita passerella che collegava il versante vicentino con quello trevigiano», aggiunge Frison. «Si trattava di un'opera realizzata durante il conflitto per consentire alle truppe di attraversare la lunga valle aggirando un tratto difficile. Terminata la guerra venne completamente smantellata dai recuperanti del ferro. Sarebbe bello oggi ricostruirla, creando un interessante circuito ad anello da proporre ai turisti in valle».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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