TREVISO - «I quattro casi di vaiolo delle scimmie emersi nel nostro territorio sono stati gestiti con l'isolamento domiciliare. Non è stato necessario il ricovero in ospedale. Parallelamente, abbiamo già avviato tutte le attività necessarie per monitorare la situazione, per evidenziare eventuali nuovi casi e per eseguire il tracciamento dei contatti». Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, scandisce il piano di emergenza messo a punto per contrastare l'avanzata anche nel trevigiano del monkeypox, il virus che causa bolle e lesioni sulla pelle.
I PRIMI CASI
I primi casi di vaiolo delle scimmie registrati nel trevigiano hanno riguardato quattro trentenni. Dopo la quarantena, i problemi di salute sono stati risolti. Ma non è abbastanza per far dormire sonni tranquilli. Alcuni dei pazienti contagiati, infatti, erano da poco rientrati dall'estero. Altri, invece, si era spostati solamente a Padova, dove aveva preso forma uno dei più grandi focolai d'Italia. Ed è questo il dato che conferma come il virus stia già circolando anche in questo territorio. La buona notizia è che per il momento gli accertamenti eseguiti sulle persone entrate in stretto contatto con i primi quattro casi hanno dato esito negativo.
LA TRASMISSIONE
Come si trasmette il vaiolo delle scimmie da persona a persona? Si parte dall'esposizione prolungata alle goccioline di saliva. Fino ad ora, comunque, è stata evidenziata in particolare la necessità di contatti diretti con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati, come vestiti o lenzuola. E inevitabilmente sono a rischio anche i rapporti intimi. «Si sta diffondendo anche questo virus - dice Roberto Rigoli, direttore sociosanitario dell'Usl della Marca, già in prima linea contro il Covid alla guida del centro di Microbiologia - al momento è complicato valutarne l'evoluzione. Non sappiamo ancora che ricadute potrà avere. In questa situazione, anche alla luce dell'ondata estiva del coronavirus, non avremmo di certo bisogno di una nuova emergenza. Ciò che preoccupa è in particolare i potenziali riflessi sulla popolazione giovanile, già messa a dura prova dal Covid. In molte situazioni è cambiato proprio il modo di porsi nell'ambito dei contatti a livello sociale. È necessario prestare la massima attenzione».
RIGOLI POSITIVO AL COVID
Tra l'altro lo stesso Rigoli proprio in queste ore sta combattendo contro il Covid. Ora è in isolamento domiciliare. È risultato positivo domenica. E nel giro di una giornata la febbre gli è salita da 37,1 a 39. Alla luce del problema al cuore avuto nel marzo dell'anno scorso, come previsto dalle schede dell'Agenzia italiana del farmaco, Rigoli si è rivolto all'unità di Malattie infettive, dove gli è stato somministrato un antivirale. Di seguito i sintomi sono progressivamente rientrati. «È capitato dopo due anni passati in prima linea. All'inizio, tra l'altro, le provette non avevano nemmeno l'inattivante - conclude Rigoli - ora però sto bene. Rispetto l'isolamento che è previsto e poi tornerò al lavoro, non più solo da remoto».