Mille prof rinunciano al vaccino, le dosi di AstraZeneca rischiano di essere buttate via: la decisione del direttore dell'Ulss

Domenica 14 Marzo 2021 di Angela Pederiva
Mille prof rinunciano al vaccino, le dosi di AstraZeneca rischiano di essere buttate via: la decisione del direttore dell'Ulss
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TREVISO - Mille disdette in un giorno per la psicosi AstraZeneca. È accaduto ieri nella Marca Trevigiana, dove l'Ulss 2 si è trovata a dover cercare all'ultimo minuto persone disponibili a farsi vaccinare, per evitare di buttare via le fiale ormai pronte per essere somministrate.

A fatica sono stati reperiti i dipendenti comunali ed è stata offerta l'opportunità ai giornalisti, ma quest'ultima possibilità ha rischiato di scatenare polemiche e strumentalizzazioni in quanto gli operatori dell'informazione non rientrano fra le categorie prioritarie, pertanto l'azienda sanitaria ha fatto retromarcia e ha completato una corsa contro il tempo allo scopo di scongiurare lo spreco delle dosi.

Le disdette improvvise le fiale da gettare via: «Ora la lista di reperibili»


LE DEFEZIONI

Per la giornata di ieri si erano prenotati 3.600 soggetti, fra lavoratori della scuola e forze dell'ordine. Ma quasi un terzo ha rinunciato, probabilmente suggestionato dalle notizie sui presunti eventi avversi legati all'impiego di AstraZeneca. Il problema è che molti degli interessati non hanno comunicato per tempo la loro scelta: semplicemente non si sono presentati all'orario prefissato. «Le defezioni sono state improvvise spiega il direttore generale Francesco Benazzi come ho potuto verificare personalmente. Ero presente al centro vaccinale di Treviso, per il mio turno di medico addetto all'anamnesi, quando ho cominciato a vedere le assenze e a ricevere telefonate analoghe dalle altre sedi. A quel punto abbiamo cercato di attivare le convocazioni suppletive, contattando alcune coorti di anziani, come i 79enni e i 78enni. Ho fatto io stesso una decina di chiamate, ma alcuni mi hanno risposto che non se la sentivano e altri che avevano bisogno di essere accompagnati, per cui ce l'avrebbero fatta solo per domenica (oggi, ndr.). Di fronte al rischio concreto di dover gettare le dosi, ho dato indicazione di estendere l'offerta vaccinale in emergenza ad altre categorie». 


Dati i tempi molto stretti, sono stati scartati ad esempio i commessi dei supermercati, per la prevedibile difficoltà ad assentarsi dal posto di lavoro in una giornata come il sabato. Attraverso i sindaci, sono state coinvolte piuttosto le polizie locali e le assistenti sociali e domiciliari, ma i numeri erano ancora risicati. «Preso dal panico, visto che le ore stavano passando, ho deciso di far chiamare i giornalisti continua il dg Benazzi sapendo quanto sono esposti ai rischi sul territorio e pensando che potessero avere maggiore flessibilità di orario».


I MESSAGGINI

Così infatti è stato. Alle 12.06 è arrivato un messaggino alla chat dei cronisti trevigiani: «Viste le dosi a disposizione in data odierna di vaccino Atrazeneca si estende ai giornalisti la possibilità di presentarsi oggi (ieri, ndr.) dalle 13 alle 18 per la vaccinazione presso le sedi vaccinali di Riese Pio X, Godega di S. Urbano, bocciodromo di Villorba, ex Foro Boario di Oderzo per sottoporsi alla vaccinazione portando con sé tessera sanitaria e tessera professionale che attesti l'iscrizione all'Ordine dei giornalisti». Alle 14.22 l'agenzia Ansa ha battuto la notizia: «Prof rinunciano ad AstraZeneca, Treviso vaccina giornalisti». Riccardo Riccardi, assessore alla Sanità del Friuli Venezia Giulia, ha telefonato alla collega Manuela Lanzarin, per chiederle cosa stesse accadendo in Veneto: semplicemente un cortocircuito comunicativo fra Ulss e Regione. «Nella concitazione del momento confida il dg Benazzi sono stato preso dal panico. Ho agito in buona fede, ma se ho sbagliato, me ne assumo la responsabilità». Alle 14.24 è così arrivato il dietrofront con un secondo WhatsApp: «La vaccinazione per i giornalisti è sospesa». 


In quel momento alcune decine di cronisti avevano però già ricevuto l'iniezione: questo, sommato all'individuazione di qualche altra disponibilità fra i dipendenti comunali, ha permesso di salvare tutte le dosi. Ma non è detto che basti a stemperare polemiche e strumentalizzazioni, considerate dichiarazioni come quelle del segretario leghista Matteo Salvini: «Ci sono 6 milioni di disabili che devono venire prima a prescindere dall'età e dalla professione. Per quanto mi riguarda, politici e giornalisti possono essere le due categorie che arrivano per ultime».

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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