TREVISO - «Quella siringa è ancora piena, non mi ha iniettato niente. Ho visto benissimo che me l'ha tolta dal braccio senza premere lo stantuffo». Sono state queste parole a sollevare il polverone che negli ultimi due giorni ha investito la campagna vaccinale nella Marca. Le parole che R., carabiniere in forze alla caserma di Roncade, ha rivolto domenica 2 maggio all'infermiera che nel centro vaccinale di Lughignano avrebbe dovuto somministrargli la prima dose di siero contro il Covid.
GLI ACCERTAMENTI
Innanzitutto, una certezza: tutte le siringhe monouso utilizzate nella giornata di domenica nel centro vaccinale di Lughignano sono finite sotto sequestro da parte del Nas, insieme a tutto il resto della strumentazione usata dalla donna. La siringa usata dall'infermiera sul carabiniere era indubitabilmente ancora piena di liquido, mentre tutte le altre sono risultate vuote. Ora non soltanto il contenuto della siringa piena verrà analizzato per accertare che si trattasse del siero anti Covid, ma partirà anche un capillare lavoro di incrocio dei dati inseriti nei database della Usl. Il Nucleo antisofisticazione dell'Arma ha infatti prelevato tutte le liste dei vaccinati e andrà ad analizzare esattamente quanti siano i cittadini che in queste settimane hanno ricevuto il vaccino da quella specifica infermiera.
L'EPISODIO
Il caos è scoppiato domenica pomeriggio, quando il carabiniere roncadese si è presentato all'appuntamento a Casale per avere la prima dose di vaccino. Si è accomodato sulla sedia davanti alla donna, in una delle piccole aree separate dai paravento dove vengono fatte le iniezioni, e i due sono rimasti faccia a faccia. In pochi secondi lei ha preparato la siringa, l'ha infilata nel braccio e l'ha estratta e gettata nel cestino. «Ho sentito pizzicare, l'ago è entrato nella pelle. Ma stavo guardando tutto e lo stantuffo non lo ha premuto» ha spiegato. Ha così chiesto delucidazioni ma la donna, minimizzando, gli ha detto che era tutto a posto e ha inserito il suo nominativo al computer nell'elenco dei già vaccinati. L'uomo a quel punto si è qualificato come carabiniere (era in borghese, ndr) e ha chiamato i colleghi.
LE ACCUSE
La sessantenne al momento deve rispondere di omissione di atti di ufficio per non aver eseguito il compito di inoculare la dose e di falso per l'inserimento di dati non veritieri nel sistema informatico. Le indagini procedono però serrate alla ricerca di eventuali altri episodi analoghi che, se confermati, potrebbero far lievitare le accuse. Fondamentali saranno ora i risultati degli accertamenti sul materiale sequestrato, ma anche i test anticorpali a cui sarà sottoposto il carabiniere. Sia lui che l'infermiera sono stati interrogati e non si esclude che vengano ascoltati nuovamente, come pure le altre persone presenti quel pomeriggio.