La dirigente Sardella: «Prof a rischio, vaccini subito: è l'unico modo per rendere la scuola un luogo sicuro»

Sabato 23 Gennaio 2021 di Mauro Favaro
Il dirigente scolastico Barbara Sardella
2

TREVISO - «Gli insegnanti devono essere vaccinati il prima possibile contro il Covid: è l’unico modo per far diventare la scuola un luogo ancora più sicuro, anche e soprattutto nell’ottica di una ripresa delle lezioni in presenza. La vaccinazione del personale renderebbe l’attività più serena, riducendo i timori per possibili contagi. Subito dopo gli operatori della sanità e le strutture più a rischio, la scuola non può non essere inserita tra i servizi essenziali da tutelare quanto prima». Barbara Sardella, dirigente dell’ufficio scolastico di Treviso, va dritta al punto. L’attuale piano vaccinale anti-Covid non prevede precedenze per i docenti. Ad oggi, i circa 10mila insegnanti in servizio nel trevigiano, più oltre 3mila addetti tra il personale Ata, dovrebbero attendere il loro turno per l’iniezione solo in base alle fasce d’età. Qualcosa, però, sta per cambiare. In attesa dell’arrivo delle dosi necessarie, nei prossimi giorni l’Usl della Marca incontrerà i medici di famiglia proprio per definire i dettagli del programma vaccinale. La richiesta che giunge dall’ufficio scolastico è netta. Ed è in linea con quelle avanzate dai sindacati del mondo della scuola. 
Dottoressa Sardella, il Coordinamento degli studenti medi ieri ha simbolicamente occupato l’edificio dell’ex provveditorato di via Sartorio per chiedere più spazi per tornare a scuola in sicurezza.
«La scuola non ha mai chiuso perché non nelle condizioni di garantire la sicurezza rispetto all’emergenza coronavirus. È stato dimostrato che i contagi nell’ambito scolastico sono limitati. L’aumento in corrispondenza della ripresa delle lezioni è stato legato a tutto ciò che ruota attorno alla scuola: mezzi di trasporto, assembramenti in alcuni punti e così via. L’edilizia scolastica, poi, può sempre essere migliorata, ma non mi pare che la provincia di Treviso, anche guardando al panorama nazionale, possa essere considerata in condizioni disastrose. Anzi, al contrario».
È tutto pronto per la riapertura delle superiori dal primo febbraio? 
«Questo è l’orizzonte attuale. Si comincerà facendo tornare in presenza il 50% dei ragazzi (per la Marca vuol dire circa 20mila studenti, ndr), almeno per i primi 15 giorni. Gli orari resteranno quelli dell’inizio dell’anno: senza doppi turni per l’ingresso. Il decreto prevede che si possa salire fino al 75% in presenza. Si vedrà in base alla situazione. Serve un periodo di rodaggio, anche per il servizio di trasporto. I presidi condividono lo schema del rientro graduale. Prima della riapertura, comunque, ci sarà un nuovo confronto con la Prefettura e con Mom».
Cosa pensa del ricorso al Tar (che è stato respinto) e delle lettere aperte scritte da molti genitori per la riapertura delle superiori? 
«Anche come genitore, comprendo la situazione: vedere i figli frequentare da casa ormai da più di un anno non è la cosa più auspicabile del mondo. La didattica a distanza funziona: senza questa, avremmo totalmente perso sia l’anno scorso che quello attuale. Certo, la scuola implica altro. Va tenuto conto che rimanendo a casa i ragazzi hanno in parte perso un anno mezzo di crescite e di relazioni. Lo conferma anche l’aumento delle situazioni di disagio».
Le richieste di aiuto si sono moltiplicate?
«Per molti studenti la scuola rappresenta da sempre anche un luogo che consente loro di staccarsi temporaneamente da situazioni familiari non proprio serene. Presidi e docenti segnalano un aumento delle criticità in questo periodo. Il ministero ha avviato un servizio di supporto psicologico per i ragazzi. Lo sportello Ascolto continua a funzionare, anche se a distanza. E le richieste stanno crescendo».
Come vede, infine, il nuovo protocollo che alle elementari e alle medie manda subito in quarantena tutti gli alunni di una classe anche dopo un solo caso di positività?
«Capisco che è una necessità per scongiurare sul nascere possibili contagi.

Certo, questo significa che un’intera classe sta in quarantena anche se tutti gli alunni, oltre al primo caso, sono in realtà negativi. Ma si comprende la necessità: il sistema deve tenere nel suo compless».

Ultimo aggiornamento: 10:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci