TREVISO - «La Procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, ma la pericolosità del soggetto è stata valutata diversamente. La legge non ha degli automatismi e dà dei margini di discrezionalità. Quello che posso dire è che ora dobbiamo fare in modo che non sia più in grado di nuocere. A fronte di quanto accaduto, chiederemo infatti un aggravamento della misura anche per la tentata rapina all'internet point». Parole del procuratore Marco Martani, che confida nel fatto che Osain Mohammed Sharif rimanga ora dietro le sbarre. «Ha dimostrato di essere propenso a delinquere» sottolinea Martani, che comprende l'indignazione della cittadinanza dopo la scarcerazione del 27enne bengalese.
LA RICHIESTA
«Il ministro Carlo Nordio deve mettere tra le priorità anche casi come questo: bisogna trovare una soluzione. I cittadini non capiscono come una persona che ha combinato quello che ha combinato in via Zenson, in poche ore possa tornare libera e commettere altri reati. E adesso parliamo anche di due feriti, per fortuna in maniera leggera». Il sindaco Mario Conte quasi se lo sentiva: martedì aveva già manifestato rabbia e delusione. L'aggressione fatta al volontario della Caritas è la classica goccia: «Sto dalla parte dei cittadini che non riescono a comprendere il perché delle cose - sbotta il sindaco -. Perché questa persona fosse in libertà e lasciata agire un'altra volta. Addirittura ferendo due persone. Episodi del genere fanno perdere la fiducia nelle istituzioni. Da una parte ci sono l'amministrazione comunale e le forze dell'ordine che danno il massimo per garantire la sicurezza, dall'altra c'è una giustizia che rilascia dopo poche ore queste persone e le mette nelle condizioni di poter agire nuovamente. Questa cosa grida vendetta».
LA RIVELAZIONE
«Non era mai stato segnalato ai nostri servizi». Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl dalla Marca, specifica che il Centro di salute mentale non aveva ricevuto indicazioni riguardanti Osain Mohamed Sharif. Non con questo nome, almeno. Perché dalle verifiche eseguite nelle ultime ore è emerso che il 35enne bengalese era senza documenti e in vari contesti ha dato generalità differenti. Adesso il problema è evidente. «E i nostri servizi sono a disposizione», sottolinea il direttore generale. Ieri mattina il nodo è stato anche al centro di un confronto tra il sindaco Conte e lo stesso Benazzi. Non è la prima volta che l'Usl si trova ad affrontare situazioni di apparente instabilità che sfociano in atti di violenza. «In questi casi il ricovero in psichiatria di fatto può durare al massimo 14 giorni fa il punto Benazzi di seguito le persone stabilizzate, non più aggressive, vengono inviate in strutture come gruppi appartamento o case di comunità. Il problema vero è che poi è complicato seguire chi dà generalità diverse o è senza dimora per quanto riguarda l'assunzione dei farmaci». Se non c'è collaborazione, è difficile verificare se la terapia viene effettivamente assunta.
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