GAIARINE (TREVISO) - «Io sono pulito, non c'entro». Si difende con frasi lapidarie Luigi Pilloni, 61enne di Gaiarine, il nuovo indagato dell'inchiesta Unabomber riaperta dalla Procura di Trieste.
IL RITRATTO
Pilloni, originario del paesino sardo di Lunamatrona vive a Francenigo di Gaiarine da oltre trent'anni. Eppure in paese non lo conosce quasi nessuno e persino chi abita nella sua stessa via (via fratelli Rosselli) dice di conoscerlo sì ma soltanto di vista. I rapporti si limitano alla cordialità di un saluto tra vicini. Prima di trasferirsi a Francenigo, Pilloni aveva abitato a Brugnera (Pordenone). Divorziato e padre di tre figlie, ora ha una nuova compagna. «Non dico niente. Sarà lui a parlare e a spiegare se vorrà» aveva detto la donna ieri mattina mentre fumava una sigaretta, seduta sui gradini davanti a casa. Sulle indagini vige il massimo riserbo: dalle poche informazioni che trapelano dalla Procura triestina il 61enne è stato indagato «sulla base di una fonte dichiarativa la cui attendibilità appare problematica e tutta da verificare».
LE REAZIONI
Incredulità, sgomento e inquietudine: sono queste le emozioni che aleggiano in queste ore a Gaiarine. A partire dai vicini di casa. «È uno choc. Ci salutiamo sempre, anche se non abbiamo mai parlato a lungo - dice una signora che abita dall'altra parte della strada -. Mi fa impressione pensare che Unabomber potrebbe essere uno del nostro paese. Anche se non credo sia lui». «So restà de sasso» afferma un altro vicino, a cui fanno eco altre famiglie di residenti. «Siamo scioccati. È una vicenda che ha fatto tanto male, è ora che il colpevole venga preso». In piazza e nei bar del centro a sentir pronunciare il nome di Pilloni si alzano le spalle e si scuotono le teste: non partecipa alla vita di comunità. Dietro il bancone di un locale c'è addirittura chi scambia la notizia per uno scherzo di Carnevale di cattivo gusto: «Ma siamo proprio sicuri?» chiede una barista, salvo poi aggiungere che «è una cosa sconvolgente». «Ci mancava solo di avere un sospetto bombarolo!» esclama un anziano avventore seduto al tavolo del bar Sport, storico punto di ritrovo. Ma qualcun altro invita alla cautela: «Negli anni ci sono stati tanti indagati, nei paesi del circondario - dice un anziano alludendo alle prime dieci persone iscritte finite sotto inchiesta e a cui ora si è aggiunto il loro concittadino -. Saranno le indagini a chiarire. È un bene che il caso sia stato riaperto. Speriamo che il bombarolo venga preso e punito con la pena che merita».
IL SINDACO
È il sindaco Diego Zanchetta, dal suo ufficio comunale, a farsi portavoce del sentimento collettivo: «Fa male sapere che un nostro concittadino è coinvolto nell'inchiesta sul bombarolo che ha seminato il panico nei nostri territori. Mi ricordo che regnava il terrore. A tutti si raccomandava di non raccogliere nulla da terra perché si temeva che potesse esplodere. Adesso spetta alla magistratura, nella quale ho la massima fiducia, fare tutti gli accertamenti del caso. È ora di mettere la parola fine a questa vicenda, trovando finalmente l'attentatore».