Ucraini ospitati in casa, le famiglie che hanno accolto i profughi si sono rivolte ai Comuni: «Dateci dei contributi»

Sabato 12 Marzo 2022 di Mauro Favaro
Arrivo degli ucraini alla Zoppas Arena di Conegliano
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TREVISO - Le famiglie che hanno accolto nelle loro case i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina ora chiedono aiuto ai Comuni. La speranza è che possano esserci dei contributi. Le spese sono tante. Con gli ultimi aumenti delle bollette e del carburante, poi, far quadrare i conti sembra una missione impossibile. Ad oggi, però, non è previsto alcun fondo per chi ha aperto le porte della propria abitazione. Non è un problema da poco. Fino ad ora sono arrivati nella Marca 948 profughi (solo ieri 235, tutti negativi al Covid). Per metà sono minorenni. Nessun’altra provincia del Veneto ne ha accolti di più. E quasi tutti hanno trovato una sistemazione da parenti e amici che già vivevano nel trevigiano.

«I primi nuclei familiari che si sono fatti carico degli ospiti cominciano a venire in Comune a chiedere un aiuto – spiega Mario Conte, sindaco di Treviso – il punto è che questa emergenza corrisponde con il caro bollette e con le difficoltà legate al mondo del lavoro, dato che siamo ancora reduci da due anni di pandemia». «C’è una comunità stremata da un punto di vista economico ma ricca di voglia di continuare ad aiutare che si rivolge alle istituzioni chiedendo un sostegno – aggiunge – non posso però nascondere che noi in questo momento siamo in forte difficoltà nel far fronte a tutte queste emergenze. Chiediamo allo Stato e all’Europa di metterci a disposizione gli strumenti necessari. E’ urgente. Le necessità sono oggi: la guerra non aspetta». Anche l’Anci Veneto, l’associazione dei Comuni, guidata dallo stesso Conte, ha avanzato la richiesta di poter contare su fondi. Ma attualmente non sono previste risorse specifiche per le famiglie che hanno accolto i profughi. «È un problema che inizia a riguardare tutti i sindaci – conferma Paola Roma, primo cittadino di Ponte di Piave e presidente della conferenza dei sindaci dell’Usl – per ora non c’è la possibilità di un sostegno diretto». All’inizio della prossima settimana dovrebbero arrivare le nuove linee guida della Regione. E a quel punto le cose potrebbero iniziare a cambiare.

A VALDOBBIADENE

Nel frattempo sta prendendo forma un sistema strutturato per l’accoglienza. Ieri l’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene è stato ufficialmente trasformato in un hub per la prima accoglienza temporanea con 100 posti letto. «La struttura verrà usata per ospitare per 5 giorni i profughi che arrivano nelle province di Treviso e Belluno – specifica Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – qui garantiremo le prime visite mediche e tutti gli interventi sanitari necessari. Dopodiché le persone potranno essere collocate altrove». L’Usl continuerà a eseguire i tamponi obbligatori sui profughi in arrivo. Ieri è stata disposta la reperibilità del personale per procedere nel più breve tempo possibile. Di pari passo l’azienda sanitaria si occuperà del vitto, alloggio e pulizie nell’ex Guicciardini, la Protezione civile del servizio di custodia e la Provincia gestirà la parte logistica. «Verranno usati tutti i piani dell’ex Guicciardini – sottolinea Benazzi – e in uno di questi, con ingresso separato, rimarrà in funzione il Covid Hotel con 40 posti letto per la quarantena dei positivi».

IL BANDO

Parallelamente è già iniziata la ricerca di strutture per poter contare su altri 100 posti letto. L’argomento è stato al centro della riunione dell’unità di crisi andata in scena ieri in Prefettura. Proprio la Prefettura ora ha pubblicato un avviso esplorativo per individuare operatori economici, società o cooperative, ai quali affidare la gestione di due nuovi centri di accoglienza. Ci sono due strade: da una parte i centri collettivi fino a 50 posti e dall’altra una rete di abitazioni singole in grado di dare riparo a 50 persone attraverso l’accoglienza diffusa. In questo caso c’è un prezzo base. Per i centri collettivi è di 29,30 euro al giorno per profugo, più 300 euro per le prime necessità, come i vestiti, 5 euro di scheda telefonica e un pocket money di 2,50 euro al giorno. Per le singole unità abitative, invece, la quota pro capite al giorno è pari a 24,57 euro. Più le altre voci, che restano identiche. Le domande devono essere presentate entro le 12 del 21 marzo. Di seguito scatterà la procedura vera e propria per arrivare all’assegnazione del servizio.

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 21:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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