«È aggressivo», uccide il cane a fucilate: allevatore condannato a 2 mesi

Mercoledì 4 Luglio 2018 di Denis Barea
PERICOLOSO Il 55enne temeva che il cane potesse aggredire i vicini di casa e i bambini che frequentavano la sua casa
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TREVISO - Due spari nella notte, due colpi improvvisi e fortissimi che svegliano mezzo vicinato. E qualcuno, spaventato decide di chiamare i carabinieri. Quando gli uomini dell’Arma arrivano sul posto si trovano davanti un lago di sangue e riversa a terra, con il corpo martoriato da due colpi di fucile a pompa, una cagnolina meticcia, freddata dal proprietario che addosso ha ancora la cintura con i proiettili. A chiamare le forze dell’ordine era stata la nipote dell’uomo, un allevatore di bestiame 55enne residente a Giavera, nei cui confronti è scattata la denuncia per maltrattamenti e per aver utilizzato in maniera impropria un’arma da fuoco in una zona abitata.
Ieri mattina l’uomo è stato condannato a due mesi di reclusione per i soli maltrattamenti. Il pubblico ministero aveva invece chiesto 6 mesi di reclusione.
 La vicenda risale al 2015. Il 55enne avrebbe avuto da tempo una relazione “complicata” con la meticcia, che a suo dire aveva assunto dei comportamenti aggressivi nei confronti delle persone che frequentavano la casa, in particolare dei bambini. E così ha deciso di tenerla dentro ad una gabbia, costruita appositamente. Ma il cane non voleva saperne di stare rinchiuso e sarebbe riuscito in più occasioni prima a saltare la recinzione e poi a romperla.
«Continuava a scappare, era diventata un pericolo anche per le macchine che passavano per strada, io me lo ricordo il caso di due persone che sono morte da queste parti in un incidente d’auto causato da un cane che ha improvvisamente attraversato la strada» ha detto in aula l’imputato per giustificare la decisione di sopprimere l’animale a fucilate. Ma essergli contestato non era tanto l’aver deciso di far morire il cane, quanto proprio il metodo. Invece di rivolgersi ad un veterinario a cui esporre il problema - e magari risolverlo - una notte il 55enne ha deciso di farla finita a modo suo. Certo non avrebbe potuto usare la pistoletta che viene utilizzata per uccidere i maiali prima della macellazione e allora ha imbracciato il suo fucile a pompa. Prima un colpo, poi un altro. Fine della storia. Per il giudice Francesco Sartorio un metodo sbrigativo ma soprattutto una crudeltà nei confronti dell’animale. E così è arrivata la condanna a due mesi di reclusione. 
Il legale del 55enne, l’avvocato Paolo Pastre, ha annunciato ricorso in appello. «Il mio assistito - ha detto - non aveva nessuna intenzione di usare crudeltà nei confronti del cane, ha anzi pensato che i colpi di fucile rappresentassero il metodo più semplice e meno doloroso. Per questo è scontato che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza di primo grado, faremo ricorso ai giudici d’appello».
Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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